Certificati bianchi: il decreto delude gli operatori

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 13 Dicembre 2012
Aggiornato 13 Ottobre 2013 11:12

Inviata alle Regioni la bozza di decreto ministeriale sui certificati bianchi, con la riduzione dell’orizzonte di applicazione dal 2020 al 2016 e il trasferimento della gestione al GSE.

Il decreto ministeriale sui titoli di efficienza energetica, ovvero sui certificati bianchi, è stato inviato alle Regioni e dovrebbe essere approvato quanto prima: questo lo stato dell’arte della bozza del decreto, che arriva alle Regioni con 12 mesi di ritardo rispetto alla data attesa e riduce il suo orizzonte temporale dal 2020 al 2016.

Il decreto prevede gli obiettivi nazionali di risparmio energetico a cui dovranno tendere le imprese di distribuzione di elettricità e gas per i prossimi 4 anni, fino al 2016.

In particolare gli obiettivi quantitativi annui da ottenere mediante i certificati bianchi variano dai 4,4 Mtep di energia primaria al 2013 fino ai 7,3 Mtep di energia primaria al 2016.

Il numero dei certificati bianchi, anch’essi distribuiti dalla bozza nei quattro anni di applicazione, saranno per i distributori elettrici 2.750.000 nel 2013, 3.300.000 per il 2014, 4.000.000 nel 2015 e 4.800.000 nel 2016, mentre per i distributori del gas 2.250.000 nel 2013, 2.700.000 per il 2014, 3.250.000 nel 2015 e 3.950.000 nel 2016.

Il meccanismo dei certificati bianchi, ricorda il ministero, non è cumulabile con altri incentivi a carico delle tariffe dell’energia elettrica e del gas e con altri incentivi stata, ad eccezione dell’accesso a fondi di garanzia e fondi di rotazione, contributi in conto interesse, detassazione del reddito d’impresa riguardante l’acquisto di macchinari e attrezzature.

Le perplessità tuttavia riguardano soprattutto due aspetti. Il primo è relativo ai termini a partire dai quali la legge sarà applicabile, poiché il trasferimento al GSE della gestione, valutazione e certificazione, entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto stesso, potrebbe generare ulteriore ritardo.

Il secondo, deriva da alcune fonti del ministero secondo cui “il provvedimento premierà soprattutto i progetti che garantiscono maggiore efficienza, con vita media superiore a 20 anni, ai quali verrà attribuita una premialità aggiuntiva anche superiore al 30% per le tecnologie più innovative”.