Esodati fanno causa a Fornero per mobbing e danni morali

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 5 Dicembre 2012
Aggiornato 21 Febbraio 2017 09:28

Azione legale degli esodati contro il Ministro Fornero per ottenere danni morali e risarcimento per mobbing sociale, e contestuale impugnazione della Riforma delle Pensioni alla Corte Costituzionale.

La riforma delle pensioni ha generato scontento in tutto il Paese, ma ci sono lavoratori come gli esodati che sono stati penalizzati più di altri, tanto da chiedere al ministro del Welfare, Elsa Fornero, il risarcimento per danni morali e mobbing sociale.

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«Contro di noi si è creato un vero e proprio accanimento da 12 mesi a questa parte. Ora basta», ha dichiarato Francesco Flore, del Comitato nazionale contributori volontari. «Vorrei vedere un ministro vivere una situazione del genere» ha continuato Flore, traducendo in parole il pensiero di migliaia di Italiani. L’incertezza di questi 12 mesi ha gettato nello sconforto troppi, generando ansia e depressione: «non sappiamo di che morte morire», riassume Flore. E il Governo dovrà risponderne.

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L’azione legale sarà intentata dallo studio legale Alleva, su mandato del Comitato, presso un tribunale della Capitale, con procedimento simbolico che tuttavia non esclude la possibilità di ottenere un reale risarcimento: l’idea potrebbe essere quella di fissare un risarcimento pari a diecimila euro per ogni esodato. L’accusa è quella di aver gestito così male la comunicazione ufficiale sulla normativa in itinere da spingere i lavoratori a veri e propri gesti di disperazione.

Contro la Riforma delle Pensioni sarà presentato anche un ricorso presso la Corte Costituzionale per violazione dell’art. 338 della Costituzione. Tra l’altro gli esodati sono «per la maggior parte donne, che hanno lasciato il lavoro dedicandosi a lavori casalinghi e facendo le veci – nei fatti – dello Stato, realizzando una sorta di Welfare suppletivo. Non hanno da parte 30-40 mila euro da versare per ottenere ciò che una norma aveva già previsto spettasse loro. E non è nemmeno possibile riavere indietro quanto versato. Diventano contributi silenti, persi per sempre» ha poi sottolineato Evelina Rossetto, del comitato I Quindicenni.

I Quindicenni sono coloro che avevano maturato i requisiti di 15 anni di contributi entro il 1992 e che in base alle deroghe della legge Amato n. 503 sarebbero potuti andare in pensione al compimento del 60esimo anno per le donne e del 65esimo per gli uomini, ricevendo un assegno proporzionato a quanto versato.

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I 260 mila lavoratori esodati rimasti fuori dalle salvaguardie arrivate in questo lungo anno da parte del Governo, riguardanti 130 mila esodati, hanno affidato la causa allo studio legale Alleva di Bologna, lo stesso che ha seguito il caso dei lavoratori Fiom licenziati a Pomigliano.

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