Il sistema pensionistico italiano è sostenibile anche nel lungo periodo: non è l’analisi di una società di rating ma quella contenuta nel DEF 2014, il Documento di Economia e Finanza che promuove dal punto di vista degli effetti finanziari la riforma delle pensioni di fine 2011, che assieme alle precedenti è stata capace di generare un impatto pari a 60 punti di PIL fino al 2050. I risparmi strutturali sono conseguiti grazie alle seguenti misure:
- innalzamento dell’età pensionabile,
- passaggio al contributivo per tutti dal 2012,
- agganciamento alle speranza di vita per la maturazione dei requisiti dal 2013,
- nuovi coefficienti di trasformazione calibrati fino a 70 anni.
=> Pensioni, approfondisci scatti e requisti 2014
L’età media del pensionamento in salita (a 60-61 anni nel 2006-2010, a 64 nel 2020, a 67 nel 2040 e a circa 68 nel 2050) genera un risparmio dovuto per 1/3 alla Riforma Fornero e 2/3 agli interventi precedenti. Al momento il sistema italiano prevede due forme di pensionamento:
- pensione di vecchiaia, sommando requisiti contributivo (almeno 20 anni) e requisito di età.
- pensione anticipata, per età inferiori ma periodi di contribuzione più elevati.
L’indicizzazione alle speranza di vita, iniziata nel 2013, scatta ogni tre anni (l’adeguamento è effettuato dall’Istat), e sarà più frequente, ogni due anni, dal 2019.
Tutto questo ha un effetto positivo sulla spesa pensionistica di lungo periodo: in rapporto al pil, e depurata di tutte le componenti (ad esempio, le prestazioni socio-assistenziali), la spesa pensionistica sarà sopra il 16% nel 2015, scenderà al 15,3% nel 2025 e al 14,6% nel 2060.
Ricordiamo che sulle pensioni le riforme sono intervenute sia in termini strutturali (cambiando il sistema, i requisit per l’accesso, l’età pensionabile), sia con misure una tantum, (congelamento dell’indicizzazione per le pensioni fino a tre volte il minimo per il biennio 2012-2013, ritorno alla rivalutazione parziale nel 2014 per i trattamenti fino a sei volte il minimo. In vigore c’è poi un prelievo straordinario sulle pensioni d’oro previsto dalla Legge di Stabilità. Ma anche escludendo le pensioni d’oro, si può probabilmente dire che in generale i pensionati siano fra le categorie di contribuenti che hanno pagato più alto il prezzo della crisi: il Def e le linee programmatiche del governo non prevedono ulteriori sacrifici per i pensionati.