Stop al Nucleare, solo per paura del Referendum

Era tutto un bluf, l’Italia non ha veramente detto addio al nucleare come sembrava. Nella conferenza stampa congiunta con il presidente francese Nicolas Sarkozy, a margine del vertice a Villa Madama, Silvio Berlusconi ha rivelato che la decisione era legata espressamente allo stato d’animo sfavorevole degli italiani a seguito al recente disastro giapponese.

I numerosi contratti stipulati con la Francia «non vengono abrogati e stiamo decidendo di mandare avanti tanti settori di questi contratti, per esempio quello della formazione», ha dichiarato senza problemi il Premiér.

Il programma nucleare italiano di reializzare centrali per una potenza complessiva di 12,5 gigawatt va quindi avanti. Ad Enel, che ha in ballo diversi accordi con la francese Edf, è stato affidato lo sviluppo del 50% del progetto italiano, che si traduce con 4 centrali nucleari.

Dunque il Governo ha  messo solo in stand-by il ritorno italiano all’atomo, per paura di un fallimento del referendum, come confermato dalle parole del Presidente del Consiglio: «L’accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum avremmo rinunciato al nucleare per lungo tempo; invece io spero che tra 1 o 2 anni si potrà ritornare sulla scelta dopo che si sarà fatta chiarezza sulla tecnologia», confidando nel fatto che «tra uno o due anni l’opinione pubblica sarà consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare».

Berlusconi si è inoltre dichiarato sempre più convinto che il nucleare sia il futuro del rifornimento energetico italiano « e la svolta verso le energie rinnovabili non potrà risolvere il problema energetico italiano, che è soprattutto dovuto all’alta dipendenza dall’estero». [Continua…]

Sarkozy al canto suo ha dichiarato di rispettare la decisione dell’Italia e di essere disposta ad aspettare questo periodo di sospensione fino a quando il governo deciderà di riavviarlo: «rispettiamo la decisione e restiamo a disposizione per lavorare con voi e per rispondere a tutte le domande sulla sicurezza nucleare», aggiungendo poi che le centrali francesi «sono più care perché sono le più sicure. Quando l’Italia riprenderà il suo progetto nucleare la Francia sarà accogliente e amichevole».

In una nota del Pd si legge «Berlusconi ha gettato la maschera confermando che la moratoria sul nucleare è un bluff. Pertanto, visto che l’emendamento del governo non cancella l’attuazione del piano di costruzione di nuove centrali nucleari, il referendum abrogativo è pienamente in vigore. Chiaramente più della salute degli italiani e dei costi assurdi di un progetto assolutamente non conveniente il governo antepone interessi che alla luce delle carte di WikiLeaks sono sempre più oscuri e controversi.

D’altra parte se questo governo si appella tutti i giorni alla volontà popolare perché deve averne paura i prossimi 12 e 13 giugno?».

Diventa quindi sempre più concreta la tesi di chi vedeva dietro il ripensamento del Governo sul nucleare l’intenzione di procedere alla cancellazione dell’appuntamento di giugno e quindi lasciare via libera al leggittimo impedimento e alla privatizzazione dell’acqua, oltre a non ostacolare il futuro delle centrali atomiche nel Bel Paese. [Torna alla pagina precedente]

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