di Noemi Ricci
I buoni pasto sono da sempre una delle misure di welfare più apprezzate e richieste dai dipendenti. La disciplina fiscale regola i buoni pasto è stata più volte modificata negli anni. Oltre ad essere una valida alternativa al dover allestire una mensa aziendale, i buoni pasto oggi sono ampiamente diffusi anche grazie ai vantaggi che essi offrono per aziende, esercenti e lavoratori, anche smart worker.
Quali vantaggi offrono i buoni pasto?
I benefici fiscali legati all’utilizzo dei buoni pasto sono molteplici:
- per le aziende: voucher 100% deducibili e IVA detraibile al 4%;
- per le partite IVA: voucher deducibili al 75% e IVA detraibile al 10% fino a un importo massimo pari al 2% del fatturato.
Dal canto loro, gli utilizzatori del buono pasto, dipendenti ma anche collaboratori e freelance, ottengono un’integrazione al reddito che non costituisce reddito di lavoro dipendente e risulta molto versatile e utilizzabile anche per fare la spesa, oltre che per mangiare nella pausa pranzo (e non) al ristorante, in un bar, o una tavola calda e così via.
Gli esercenti convenzionati che accettano questa forma di pagamento hanno inoltre l’opportunità di ottenere maggiore visibilità e potenziare il proprio volume d’affari.
I buoni pasto sono tutti uguali?
No, non tutti i buoni pasto sono uguali: ci sono quelli che vengono maggiormente accettati dagli esercenti e, di conseguenza, sono più spendibili e quelli che offrono dei vantaggi aggiuntivi. Vediamo un rapido confronto tra buoni pasto, cartacei e digitali, per aiutare imprese e professionisti a capire come orientarsi e quali scegliere per i propri dipendenti e collaboratori.