PA mobile, accessibilità per i disabili

di Valentina Sacchetti

19 Febbraio 2009 09:00

L'importanza di rendere i servizi ICT nella Pubblica Amministrazione mobile accessibili ai disabili

A livello invece di utilizzi futuri, il cellulare si ritiene possa essere una sorta di telecomando universale: infatti i telefonini servono per telefonare, comunicare con gli sms e progressivamente per accedere alla rete. I problemi di accessibilità all’ICT da parte dei disabili si spostano progressivamente dal PC e dal Web verso il telefonino, che in realtà è un potente PC portatile che può essere operato con una sola mano, tanto che i tedeschi lo chiamano “Handy”. Nel futuro poi i telefonini avranno una funzionalità in più rispetto a oggi: saranno dotati di sensori capaci di interagire via radio con l’ambiente: serviranno per pagare parcheggi, ricevere informazioni locali, accedere a punti di pagamento. “Mobile” e “wireless” rappresentano la vera sfida del futuro dell’accessibilità all’ICT per l’inclusione delle persone disabili.

Le innovazioni per ora solo in incubazione sono l'”Internet delle cose”, “The Internet of Things”: i calcolatori diventano così piccoli, potenti ed economici da poter essere immersi negli oggetti che circondano, oggetti come le etichette intelligenti “Radio Frequency Identification”, capaci di comunicare col mondo esterno via radio, “wireless”, per realizzare quello che gli esperti chiamano le “wireless sensor networks”. Una società accessibile sulla carta esiste già ed è un diritto di tutti, ma per quanto riguarda l’accessibilità alle tecnologie ICT, sembra che la strada da fare sia ancora lunga. Certamente negli ultimi anni l’azione legislativa per la società accessibile è rallentata, basti accennare ai temi della “mobilità” e del “wireless”, per i quali non sono stati ancora individuati il percorso legislativo e soprattutto gli “stakeholders” governativi. Ma ci si augura che il dibattito sull’accessibilità all’ICT si accenda presto visto il recente riconoscimento del ruolo fondamentale che può avere per la crescita del Paese.

Le barriere architettoniche non sono gli unici ostacoli dei disabili. Esistono anche le barriere virtuali. Per tre milioni di cittadini, tanti sono i disabili in Italia, questo digital divide diventa una fonte di nuova emarginazione. Il concetto di categorie svantaggiate nel cyberspazio è variabile. Si parte da handicap apparentemente insormontabili come la cecità fino agli ipovedenti e daltonici, finendo per abbracciare vasti strati della popolazione soprattutto in un paese anziano come il nostro. Ma è anche necessario che nel nostro Paese venga avviato un programma di alfabetizzazione informatica, uno stimolo alla domanda indispensabile per allargare l’accessibilità e l’usabilità dei servizi ICT in rete a tutta la popolazione.

In particolare, nella prospettiva che progressivamente i servizi di pubblica utilità verranno erogati obbligatoriamente soltanto in rete dalla PA. Una progettazione dei servizi che privilegi l’accessibilità porterebbe perciò impatti rilevanti sull’esperienza d’uso sia delle persone con disabilità (malati ed anziani inclusi!) sia degli utenti senza disabilità. Una PA in grado di rispondere con efficacia alle categorie deboli e svantaggiate è un’amministrazione migliore per tutti.