Il 75% degli intervistati dichiara quindi di aver attivato processi di e-Government, il 66% di aver attivato processi di e-Democracy, il 51% di aver attivato processi relativi alla Società dell’Informazione, presso i Comuni in cui è in servizio (possibili più Comuni per intervistato; nel Questionario, con il termine processo si tracciava la distanza rispetto ad iniziative di progetto, riferendosi piuttosto ad azioni che fossero state attentamente programmate dai decisori locali e che abbiano portato a cambiamenti effettivi della realtà comunale, ad esempio sul piano organizzativo o nel rapporto con altri soggetti del territorio).
Il 68% degli intervistati dichiara poi che l’Innovazione, intesa come insieme di azioni di cambiamento gestionale supportate in particolare dalle opportunità dell’innovazione tecnologica, rappresenta un obiettivo strategico dell’Amministrazione, testimoniando una spesa in ICT che varia tra i 10.000 ed i 100.000 euro per l’anno 2007. Il dato (che propone una forbice di un intero ordine di grandezza) non è strettamente correlato al dimensionamento demografico dell’Amministrazione, ma se consideriamo che nella dichiarazione di spesa strategica rientra sia una soglia inferiore o pari a 3 euro per abitante che una soglia pari a 10 euro per abitante, l’interpretazione deve considerare due condizioni: da un lato l’effettivo peso (anche in termini finanziari) assegnato all’aggettivo strategico con riferimento alle ICT nella percezione e nella valutazione soggettiva degli intervistati; dall’altro, l’elemento oggettivo delle disponibilità di risorse, che varia enormemente in funzione delle scelte complessive della singola Amministrazione, per cui anche una spesa pari o inferiore a 3 euro per abitante può costituire una misura di investimento effettivamente strategica.
E proprio sulla disponibilità delle risorse, il Questionario chiedeva quanto si investa in attività di fund raising: il 13% degli intervistati dichiara di essere sempre attivo alla ricerca di risorse e finanziamenti a sostegno di iniziative di innovazione, il 68% di esserlo occasionalmente, il 19% mai. Questo dato apre un ulteriore spunto di riflessione, e precisamente sul peso degli incentivi istituzionali, siano essi informali (come nel caso delle diverse stagioni premiali nate per valorizzare e diffondere iniziative, esperienze, buone pratiche di innovazione nella PA), o formali (come nel caso dei quadri di sostegno, anche finanziario, all’innovazione): possiamo infatti chiederci quanto arrivi (e quanto effettivamente giri) la comunicazione in tema di innovazione tecnologica e gestionale presso i suoi naturali destinatari.
Provando ad interpretare questo dato, le stagioni premiali che sono soprattutto occasione di relazione con l’intera filiera dello sviluppo locale (rapporti con il territorio, con gli stakeholders e con gli stessi operatori di mercato) rischiano di essere confinate in una dimensione autoreferenziale; mentre la comunicazione istituzionale sul quadro normativo che regolamenta scenari attuativi di innovazione rischia di non trovare riscontro, in termini di opportunità per i destinatari, sull’effettivo impegno e disponibilità di risorse, anche ad esempio sugli strumenti della programmazione operativa nazionale e regionale a valere sui fondi comunitari nonché sulle risorse ad accesso diretto (su base nazionale e comunitaria).