È da chiedersi tuttavia quante di queste applicazioni siano state diffuse oltre lo stadio locale. Fatta eccezione per alcuni applicativi verticali promossi dalle strutture della PAC, esistono molti prototipi privi di un disegno strategico nazionale. In altre parole una evoluzione a macchia di leopardo di applicativi di nicchia, seppur validi tecnicamente e funzionalmente, rischia di vanificare il principio sovrano della trasversalità dell’informazione e della integrabilità del dato, che invece deve essere garantita almeno a livello nazionale. Noto è come, pur utilizzando standard tecnologici riconosciuti e promossi da riferimenti nazionali o internazionali, è tutt’altro che semplice realizzare un dialogo tra servizi telematici che hanno affinità funzionale, ma non presentano coerenza di semantica e sintassi del dato. Un processo di cambiamento sul sistema dei servizi informatici e telematici non può prescindere da un coordinamento a livello centrale.
La maggior parte delle infrastrutture tecnologiche finora promosse hanno integrato il flusso cartaceo ma non l’hanno sostituito. In molti casi il documento cartaceo rimane ancora il riferimento legale dove si attesta l’autenticità e l’integrità dei contenuti, e la firma in calce trova ancora difficoltà ad essere sostituita da quella digitale.
La necessità di un’iniziativa organica “dall’alto”
In questa congiuntura, è necessario un governo centrale dei processi di diffusione, con una pianificazione almeno a medio termine del modello dei dati e della stratificazione degli applicativi. Verosimilmente in tal senso i primi passi da muovere sono la rivisitazione delle procedure informatiche di base, quali le anagrafi dei comuni, tributarie, sanitarie, etc., con la creazione di un unico riferimento centrale, e la definizione di una procedura univoca di generazione, esibizione e conservazione del documento informatico che intrinseca la validità legale. La PAC ha iniziato i primi passi su questo fronte, ma la diffusione non è ancora completa a livello nazionale.
Il passo successivo è garantire i requisiti minimi che permettano di definire un processo informativo, quali l’autenticazione, l’inalterabilità e l’integrità informatica del dato, per eliminare la necessità della firma in calce e quindi della carta. La normativa in tal senso specie per l’impiego della firma digitale e per le modalità di conservazione del documento digitale deve essere inattaccabile e nel contempo dinamica nell’inseguire gli sviluppi tecnologici.
A fronte dell’iniziativa della singola istituzione, comunque necessaria per la creazione di un vivaio di prototipi di riferimento, solo dopo aver creato le infrastrutture (un’adeguata rete in particolare) e aver avviato le procedure trasversali di base in armonia con la normativa e con la definizione del modello dei dati, sarà possibile creare un governo informatico e quindi parlare di informatizzazione in produzione della Pubblica Amministrazione.