Luci ed ombre dell’interoperabilità documentale

di Giancarlo Iannizzotto

22 Ottobre 2007 09:00

Standard aperti, ODF, OOXML: quale formato adottare per un sistema di documenti digitali rispondenti alle normative e alle esigenze della PA?

Resta infatti un dubbio: l’ISO ha recentemente rigettato la richiesta di standardizzazione di OOXML, scatenando numerosi rumors sui motivi alla base della bocciatura. Il principale timore dei detrattori sembra essere il rischio di lock-in: una volta che i documenti siano stati consistentemente salvati in questo formato, sarebbe molto difficile passare a software di altri fornitori, pena la perdita almeno di parte della formattazione dei documenti. Un interessante commento viene dalla Free Software Foundation Europe e si focalizza sulla sola interoperabilità con ODF, cogliendo inoltre una grave contraddizione dell’intero impianto della proposta di standardizzazione di OOXML.

L’ODF è l’attuale standard ISO, accettato senza obiezioni già al primo passaggio, avendo provato di essere perfettamente in grado di supportare tutte le funzioni necessarie per la archiviazione di documenti informatici e di essere comunque altamente estensibile. Creare un nuovo standard in conflitto con uno esistente sarebbe di per sé un assurdo. Per questo Microsoft ha affermato di aver prodotto un convertitore in grado di convertire i documenti OOXML verso il formato ODF, garantendo l’interoperabilità fra i formati (quindi di mantenere dati e formattazione) e ha attaccato l’ODF definendolo un formato “minimalista” per nulla in grado di rappresentare correttamente la pletora di caratteristiche di un documento Microsoft Office.

La conseguenza immediata di questa duplice iniziativa, secondo il citato articolo sul sito della FSF Europe, è che il convertitore è un “hoax”, ovvero un falso, perchè Microsoft stessa sostiene che ODF non può supportare la pienezza delle funzioni di Office e quindi non deve essere possibile rappresentare un documento Office con ODF. In caso contrario, OOXML e ODF dovrebbero essere equivalenti e quindi OOXML non servirebbe.

Se tutto questo si dimostrasse vero nella pienezza delle sue implicazioni, nessuna delle suite Microsoft Office dovrebbe essere acquisibile dalla PA italiana senza violare l’attuale normativa che richiede la possibilità di archiviazione in formati aperti. Anche se Microsoft decidesse di rilasciare le ventilate estensioni in grado di garantire l’interoperabilità con il formato ODF, andrebbe comunque verificato che ? nella conversione ? non si perdano né dati né formattazione del documento, e che queste estensioni non riducano il livello di affidabilità e sicurezza del software. L’alternativa, naturalmente, sarebbe l’adozione di OpenOffice.