Il CSM misura la produttività dei Magistrati

di Stefano Gorla

27 Luglio 2011 10:05

La IV Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha approntato un nuovo sistema di valutazione dei giudici sia nell'ambito penale che civile. Uno studio su un campione che ha prodotto interessanti risultati.

L’art. 11 del D. Lgs. 160/2006 – nella riformulazione introdotta dalla L. 111/07 – prevede che “La valutazione di professionalità [dei magistrati] riguarda la capacità, la laboriosità, la diligenza e l’impegno”, e che la stessa “è operata secondo parametri oggettivi che sono indicati dal Consiglio Superiore della Magistratura”, aggiungendo che “la laboriosità è riferita alla produttività, intesa come numero e qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici e alla loro condizione organizzativa e strutturale, ai tempi di smaltimento del lavoro nonché all’eventuale attività di collaborazione svolta all’interno dell’ufficio, tenuto anche conto degli standard di rendimento individuati dal Consiglio Superiore della Magistratura, in relazione agli specifici settori di attività e alle specializzazioni”.

Un forte richiamo alla produttività è stato fatto dal CSM al Tribunale di Roma in data 20 luglio 2011. bocciando all’unanimità il piano organizzativo per il triennio 2009-2011 del tribunale più grande d’Europa. Non è stato approntato «un organico, documentato e razionale programma di analisi dei flussi e delle pendenze, che deve essere accompagnato da rilevazioni statistiche attendibili», sottolinea il plenum del CSM che valuta come «non convincenti» le scelte compiute dal piano. «Alla gravità della situazione» rilevata nel settore dei procedimenti collegiali penali,  contraddistinta dalla «manifesta difficoltà nella conduzione di processi a elevata complessità», «non si è fatto fronte» con l’aumento dei magistrati addetti e delle udienze. E al «calo consistente» della produttività della sezione gip-gup (l’indice di smaltimento è passato in due anni dal 103% all’83%) non si è posto rimedio «con adeguata sollecitudine».

Occorre considerare che il motivo principale della lentezza della giustizia civile in Italia è l’altissimo numero di cause iscritte a ruolo ogni anno, in un trend sempre crescente: 4,3 milioni nel 2007, 4,6 milioni nel 2008 e 5 milioni nel 2009. Di queste cause, solo il 44% arriva a sentenza.

I risultati dell’introduzione della mediazione obbligatoria dopo 3 mesi indicano che cresce il numero di mediazioni e il 70% degli incontri si chiude con un accordo.

Per sostenere lo smaltimento dell’enorme arretrato l’Unione europea ha recentemente cofinanziato due progetti di formazione in mediazione per giudici e avvocati in tutti gli Stati Membri (Lawyers in ADR e Judges in ADR), nell’ambito del programma specifico “Giustizia Civile” 2007-2013, istituito dal Parlamento Europeo e dal Consiglio (decisione N°1149/2007/EC1.

Inoltre  i magistrati possono utilizzare un nuovo strumento (l’art. 5.2 del D.Lgs. 28/10) che permette loro, dopo aver valutato lo stato della causa e il comportamento delle parti, di invitare i contendenti in mediazione.

Infine, nel marzo 2011 è stato avviato da parte dei Ministeri per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e della Giustizia Il piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia della durata di 18 mesi. Di questo Piano il 24 giugno 2011 è stata presentato il secondo report sullo stato di attuazione.

Tuttavia l’importo stanziato, pari a cinquanta milioni, è adeguato solo in parte ad assicurare il raggiungimento dell’ obiettivo in 466 Uffici giudiziari penali e civili così suddivisi: 29 Corti di Appello, 29 Procure Generali , 165 Tribunali, 165 Procure presso i Tribunali, 26 Tribunali di Sorveglianza, 26 Tribunali per i Minorenni e 26 Procure presso i Tribunali dei Minorenni.

_____________________________

Documenti Correlati