Big Society, la sfida di Cameron

di Stefano Gorla

27 Giugno 2011 09:00

Big Society è l'idea innovativa su cui è permeato il programma di governo del premier britannico David Cameron, con l'obiettivo di risanare il bilancio pubblico focalizzando l'attenzione sulle iniziative dei cittadini.

Altro punto controverso riguarda il welfare con la fissazione di un tetto di 26mila sterline annuali ai sussidi globali per famiglia, sulla base del principio che nessuno può ricevere denaro dallo Stato in  misura maggiore di quanto guadagna “una famiglia media che lavora”.
Nel settore della pubblica istruzione, che vede la Gran Bretagna offrire un servizio scadente rispetto alle scuole europee.

Il progetto prevede un maggiore coinvolgimento dei cittadini nellamministrazione del Paese, affidando loro gradualmente la gestione di servizi oggi competenza del settore pubblico, al fine di responsabilizzarli soprattutto a livello locale e operare un trasferimento di poteri dallo stato agli individui.

Secondo Cameron occorre seguire tre diverse e sovrapposte strategie:

  • distribuire il potere verso il livello più basso possibile;
  • dare fiducia ai professionisti e potere ai cittadini;
  • incoraggiare al volontariato e ai servizi sociali, affinchè ci sia un contributo collettivo alla vita delle proprie comunità.

In questo senso non esiste un disegno centrale ma sono le iniziative dei cittadini stessi che determinano lo sviluppo del progetto: «se un gruppo di vicini vorrà gestire un ufficio postale o un parco, noi li aiuteremo. Se un’associazione di volontariato vorrà costruire una nuova scuola, glielo lasceremo fare».

È evidente che si tratta di una visione che richiama “la Ricchezza delle Nazione” di Smith, basata su una marcata impronta liberista che Cameron definisce come CARING CONSERVATORISM, in discontinuità con l’individualismo tacheriano.