PA più produttiva con i sistemi incentivanti

di Alessia Valentini

13 Febbraio 2008 09:00

Applicare sistemi incentivanti efficaci evitando favoritismi: l'esempio dell'Università di Padova rappresenta una caso d'eccellenza nella PA. Ma c'è dell'altro, come la "teoria delle finestre rotte"

La teoria delle finestre rotte

La Teoria delle Finestre Rotte è una teoria che riguarda la diffusione della criminalità, elaborata dai criminologi James Wilson e George Kelling, che riguarda la gestione di un ambiente in cui non vengono tollerate le piccole trasgressioni che, se trascurate, potrebbero generare fenomeni di emulazione.

L’enunciato parte dall’esempio di una finestra è rotta che non viene riparata: chiunque la vede ne deduce che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. La conseguenza è che ne verranno rotte molte altre e verranno inferti danni maggiori allo stesso edificio, generando così una spirale di criminalità sempre più grave. Come dire che l’ambiente circostante influenza il comportamento di un soggetto piuttosto che essere determinato dalla personalità del soggetto stesso.

Si deduce che se all’interno di un ufficio si lascia che qualcuno non faccia il suo lavoro, prima o poi anche gli altri si sentiranno in diritto di astenersi dalle proprie mansioni, assentarsi in modo ingiustificato, seguire gli interessi personali in orario d’ufficio fino magari a falsificare documenti o peggio. Ristabilire la normalità non richiede interventi drastici bensì l’attuazione di una politica di piccoli passi che parte dalla tolleranza “zero” proprio sulle sulle mancanze minori, sugli aspetti apparentemente indiretti che però condizionano i comportamenti delle persone.

Come esempio si riporta la testimonianza di un lavoratore che prestava servizio in un ufficio di frontiera dove si verificava esattamente una situazione di “degrado lavorativo” diffuso, che era peggiorato a un punto tale che il 20% dei dipendenti doveva accollarsi il carico del lavoro di tutto il restante 80% di “furbi”. La situazione era talmente intollerabile che a lungo andare si verificarono anche dei furti ed intervenne la Guardia di Finanza arrestando due dipendenti corrotti.

L’introduzione di un anziano dirigente fu il primo passo del rinnovamento. Costui invece di ripartire da “zero” e fare piazza pulita di tutti i nullafacenti, istituì una serie di interventi mirati a migliorare materialmente il luogo di lavoro, facendo riparare lo stabile (quindi aggiustando le “finestre rotte”) e per rendere il luogo di lavoro meno favorevole ai fannulloni e ai corrotti, nominò un Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione previsto tra l’altro dalla normativa sulla sicurezza.

La ristrutturazione dell’edificio e la presenza di un referente per la sicurezza contribuirono al “ripopolamento” dei dipendenti e gli “sfaccendati resistenti” furono smistati in uffici diversi, per cui trovandosi isolati, furono costretti a cambiare abitudini. Il dirigente aveva innescato un processo migliorativo partendo dal principio per cui l’ambiente influisce sul modo di lavorare, e le situazioni di degrado ambientale non devono essere tollerate.

Con il tempo e la perseveranza quell’ufficio acquisì nuovamente credito presso gli operatori delle province vicine che vi si rivolgevano per le loro pratiche. Aumentò quindi il lavoro ma anche la produttività dei dipendenti che riuscirono anche a vedere un discreto aumento di retribuzione a fine mese.