I pareri di sindacati, imprese e dipendenti pubblici
Pur riconoscendo che il problema di scarsa produttività esiste, i sindacalisti del settore hanno osteggiato i licenziamenti proponendo la “mobilità volontaria”, nel tentativo di motivare maggiormente il dipendente che si propone per un diverso lavoro, una serie di aumenti indifferenziati piuttosto che una politica mirata agli incentivi su base produttività.
L’accordo fra Ministero e Sindacati Confederali ha invece suscitato una reazione di sdegno dai sindacati non confederali perchè a loro dire gli interventi proposti per accrescere la produttività servono solo a intensificare lo sfruttamento della forza-lavoro, mentre la razionalizzazione dell’impiego è un mezzo per ridurre o spostare figure professionali in modo iniquo.
Confesercenti sostiene invece che per migliorare la produttività bisogna eliminare l’inefficienza, gli sprechi e soprattutto l’inarrestabile aumento dei dipendenti pubblici che si è verificato negli ultimi 3 anni nonostante gli interventi di contenimento previsti nelle Finanziarie. Dati Istat alla mano, si sottolinea che «negli ultimi sei anni le retribuzioni lorde sono cresciute al netto dell’inflazione del 2,4% mentre quelle della pubblica amministrazione del 28% (escluse scuola e sanità) senza però una credibile crescita di produttività o di qualità dei servizi resi al cittadino».
Confesercenti auspica un intervento volto a ottimizzare i 3.371.000 dipendenti pubblici che a loro dire sono troppi e mal utilizzati. Propongono che «siano pagati il giusto, abbiano i contratti senza slittamenti, ma che si cominci a tagliare gli sprechi» (anche se non spiegano come) e rimpiazzare solo parzialmente il personale con giovani in grado di far fare un salto di qualità in termini di efficienza e modernizzazione.
I diretti interessati hanno ovviamente le loro rimostranze, sottolineando le misure sbagliate del Governo, che aumenta la precarietà, privatizza servizi utili ai cittadini e non incrementa gli stipendi nonostante i rinnovi del contratto di lavoro. Da queste premesse non si può pretendere una produttività crescente.