Più e-Government, meno burocrazia

di Rossella Bianco

7 Dicembre 2007 09:00

Il "burocratese" è una piaga che rischia di rovinare tutti gli aspetti positivi degli strumenti di e-Government, che complicherebbe ancora di più la vita al cittadino

La lotta al “burocratese”

La qualità e l’efficacia comunicativa di un Paese dimostrano anche il livello di democrazia che è riuscito a realizzare: semplificare il linguaggio significa prima di tutto favorire la comunicazione tra le amministrazioni e i propri naturali destinatari, cioè i cittadini. I testi di pubblico interesse sono costruiti indistintamente per tutti i cittadini e ciò accresce il rischio di incomprensione perché quanto più è vasto e generico il pubblico, tanto più numerose sono le differenze al suo interno e quindi impellente è l’obbligo di scrivere in maniera chiara e semplice. Molto spesso, invece gli atti amministrativi non sono scritti in funzione di chi dovrà leggerli e capirli, ma prodotti rispettando unicamente l’aderenza alle norme e i controlli interni.

Le riforme realizzate dagli anni Novanta con lo scopo di migliorare le relazioni tra amministrazioni e cittadini hanno interessato, quindi, anche l’aspetto linguistico e in particolare la semplificazione del linguaggio amministrativo: a partire dalla legge 241/901 lo Stato ha cominciato ad attribuire un posto rilevante alle questioni riguardanti la lingua della Pubblica Amministrazione. Tale legge ha infatti dato, tra l’altro, la possibilità ai cittadini di esercitare il proprio diritto all’informazione avendo accesso agli atti della Pubblica Amministrazione.

Il primo progetto italiano ufficiale di semplificazione del linguaggio amministrativo è stato avviato nel 1993 dall’allora Ministro della Funzione Pubblica Sabino Cassese che diede vita, con la consulenza di numerosi linguisti, al Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche, edito dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Semplificare il linguaggio è dunque un obiettivo che rientra tra le misure attuate per rinnovare le pubbliche amministrazioni: un’amministrazione che si fa capire è un’amministrazione civile, al servizio dei cittadini. Come afferma Franco Bassanini, infatti: «scrivere in maniera oscura e incomprensibile, spesso ambigua significa di fatto negare un diritto e ostacolare il rispetto delle leggi».

Il “burocratese” è però difficile da eliminare, perché bisogna sradicare abitudini linguistiche ormai sedimentatesi negli anni e fossilizzatesi perché spesso riprodotte in maniera passiva e acritica attraverso convenzioni linguistiche, frasi fatte, formule stereotipe. Le iniziative intraprese per combattere il “burocratese” sono state molto importanti e hanno permesso di raggiungere alcuni risultati positivi, ma cambiare il modo di comunicare non significa solo applicare meccanicamente delle regole “pronte per l’uso” e date una volta per tutte: significa cambiare una mentalità burocratica e una cultura autoreferenziale costruitesi e consolidatesi negli anni. Nonostante i successi ottenuti, resta però ancora forte l’influenza negativa della burocrazia che caratterizza tuttora i rapporti tra cittadino e Pubblica Amministrazione.