Il Parlamento ha chiesto la pubblicazione online degli stipendi dei manager pubblici ai quali è stato imposto il “tetto massimo”: non solo retribuzioni ricalcolate sulla base del decreto “salva Italia“, quindi, ma anche obbligo di trasparenza in linea con quanto stabilito per gli emolumenti dei ministri.
Al momento il decreto è al vaglio delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Camera e Senato, chiamate a decidere sulla nuova normativa che potrebbe stabilire definitivamente un limite ai compensi dei manager della Pubblica Amministrazione: ai punti chiave del decreto si aggiunge, tuttavia, l’istanza di mettere in Rete anche questi importi.
Una richiesta che arriva proprio all’inizio di un a diatriba parlamentare che promette fuoco e fiamme: le commissioni riunite hanno infatti chiesto la lista delle posizioni dirigenziali comprese nel decreto, così come quelle escluse, il tutto entro il 21 febbraio, giorno che dovrebbe svelare pubblicamente all’interno dei siti istituzionali anche i redditi dei Ministri, vice Ministri e Sottosegretari.
Il decreto che impone un limite massimo alle retribuzioni dei funzionari statali (fissato per 304 mia euro circa, cifra che corrisponde allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione calcolato nel 2011), non prevede per ora l’applicazione della nuova legge ai vertici delle società controllate dal Tesoro, tuttavia pare che il governo Monti sia fortemente intenzionato a inglobare in un secondo momento (precisamente entro il 31 maggio) anche Anas, Arcus, Cassa depositi e prestiti, Coni, Consip, Enav, Eur, Fintecna, Gse, Istituto Poligrafico, Zecca dello Stato, Poste italiane, Sace , Sogei, Sogesid e Sogin. Tra le aziende quotate in borsa, invece, saranno escluse dal provvedimento Enel, Eni, Finmeccanica Snam Rete Gas e Terna. Si parla anche di esoneri sia per Rai sia per Ferrovie dello Stato.
Ma su quali punti chiave non concordano le opinioni dei parlamentari? È scontro, in primis, sulle possibili eccezioni che caratterizzano i decreto “tetto-stipendi“, assolutamente non contemplate dal governo Monti e, invece, auspicabili per alcuni membri del Parlamento, i quali chiedono che vengano tenuti fuori almeno i manager che occupano posizioni apicali. Per quanto concerne la retroattività della normativa, si contesta la volontà del presidente del Consiglio di applicare il decreto anche ai contratti in essere, senza aspettarne la scadenza.