La natura giuridica di Internet

di Stefano Gorla

2 Ottobre 2008 09:00

La proprietà di Internet non appartiene ad alcun soggetto giuridico e questo lo rende debole ma allo stesso tempo forte

Con la Carta si parte non tanto dalla restrizione delle regole, ma dal riconoscimento dei diritti e dei doveri: la garanzia delle libertà e non la loro restrizione. Di fronte alla rete Internet, che non conosce confini statuali, occorre partire dall’affermazione che i diritti individuali (la libertà di espressione, di salvaguardia dei dati personali, di parità di genere, di associazione) hanno valore universale e quindi non sono relativizzabili a contesti e regimi a carattere ideologico, religioso o etnico.

Secondo Fiorello Cortiana – Consulta sulla Governance di Internet – «Internet è il più grande Spazio Pubblico
che l’umanità abbia mai conosciuto, e credere che esso possa essere uno spazio “extra legem” o che riguardi solo le giurisdizioni dei singoli Stati non è una questione opinabile tra differenti punti di vista. Già oggi le diverse giurisdizioni nazionali normano, la rete e diverse corporation cercano di definire e condividere modalità tecnologiche e standard, così si danno regole di forma e de facto».

La Rete come impresa collettiva cognitiva non può essere soggetta ad un tecnocontrollo. In contesti di regimi autoritari va difeso l’anonimato, mentre in regimi democratici lo spamming può rappresentare una grave violazione alla privacy. Occorrono pertanto sia l’uso e l’adeguamento di strumenti quali i Protocolli tra Stati sotto l’egida dell’ONU, sia strumenti concordati tra imprese, sia Risoluzioni e Carte dei Diritti approvati da organismi sovranazionali cui fanno riferimento aree regionali del pianeta, come l’Unione Europea.

Vorrei fare a questo punto un esempio che definire “inquietante” non è fuori luogo. Il tracciamento e la conservazione delle comunicazioni in Rete (data retention) operata da Google con la registrazione di ogni tipo di ricerca effettuata dagli utenti può consentire un utilizzo di questi dati da parte di soggetti in qualche modo interessati a conoscere le nostre idee e stili di vita. Per quanto tempo Google conserva questi dati? Chi vi ha accesso? È possibile chiederne la cancellazione?
Inoltre, in cambio di alcune informazioni personali, Google fornisce gratuitamente una serie di servizi e sta a noi decidere se lo scambio richiesto sia vantaggioso.

Alle proteste dell’Unione Europea attraverso il Gruppo di lavoro Art.29, Google ha risposto rendendo anonimi i log delle sessioni online degli utenti dopo 18 mesi dalla raccolta e lasciando scadere i cookies dopo due anni dalla somministrazione.

Non bisogna pensare al Grande Fratello come ad un nemico esterno; piuttosto alla somma della nostra incuria e di quella delle istituzioni nel difendere la nostra privacy e le nostre libertà individuali, che lasciano il campo aperto ai poteri commerciali, politici, criminali, che non se ne curano o che vogliono distruggerle.