Il processo telematico

di Stefano Gorla

14 Aprile 2008 09:00

È impressionante il numero delle cause civili in Italia: il dato è uguale alla somma delle cause di Gran Bretagna, Spagna e Francia. E i tempi si allungano. Il processo telematico potrebbe risolvere diverse questioni

Servizi

  • certificazione del difensore, cioè l’attestazione all’avvocato di iscrizione all’albo, all’albo speciale, al registro dei praticanti abilitati ovvero di possesso della qualifica che legittima l’esercizio della difesa e l’assenza di cause che impediscono lo svolgimento dell’attività difensiva;
  • identificazione in rete del titolare della carta nazionale dei servizi o di altro dispositivo crittografico, contenente un certificato di autenticazione;
  • firma digitale basata su un certificato qualificato, rilasciato da un certificatore accreditato, e generata mediante un dispositivo per la creazione di una firma sicura.

La strada della riforma è tuttavia in salita come dimostra la recente sorprendente antinomia dell’art. 16 del DPR 68/2005 sulla posta elettronica certificata che ha escluso la sua applicazione nel processo civile, nel processo penale, nel processo amministrativo, nel processo tributario e nel processo dinanzi alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti. Eppure la PEC sarebbe fondamentale come strumento di comunicazione nell’implementazione del processo civile telematico. Ma l’avvio del cambiamento potrebbe partire non solo dalla complessa informatica gestionale per la quale gli operatori hanno la necessità di sostenere una formazione dedicata, ma dall’informatica giudiziaria documentaria e dall’informatica giudiziaria amministrativa, senza tralasciare l’applicazione delle ICT nell’ambito delle indagini di polizia giudiziaria.

Con l’informatica documentaria facciamo riferimento alle Banche Dati, indispensabili soprattutto in campo penale per combattere la criminalità organizzata. Si tratta in ogni caso di una ragnatela che non confluisce ancora in un centro elettronico centrale. In questo caso un notevole passo avanti potrebbe essere quello di creare un grande sistema di informatica distribuita.
Per quanto attiene all’informatica giudiziaria amministrativa sarebbe opportuna la sostituzione dei registri cartacei. A tal proposito occorre ricordare che il Ministero della Giustizia è stato informatizzato sulla base del D.M. 2 agosto 1990, con la priorità del settore penale rispetto a quello civile.

La riforma prevede a livello nazionale l’impiego dei mainframe, dei programmi e della rete di comunicazione del sistema informativo del casellario giudiziale e dei carichi pendenti. L’ossatura di base è invece rappresentata dal livello dipartimentale e prevede l’impiego dei minielaboratori di diversi produttori e programmi applicativi con standard omogenei. A sovraintendere la realizzazione di questo complesso sistema è preposta la Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati. Per uno Stato democratico è fondamentale erogare il servizio giustizia in modo efficiente ed efficace, al fine di assicurare un insieme di regole condiviso. E quando parliamo di sicurezza dobbiamo partire da qui.