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Superbonus, cartolarizzazione crediti per lo sblocco cessioni

di Anna Fabi

25 Dicembre 2023 09:32

Superbonus: per sbloccare cessione crediti edilizi e cantieri fermi si può vendere a società veicolo ricorrendo alla cartolarizzazione: ecco come funziona.

Lo smaltimento dei crediti edilizi incagliati o non ancora generabili può effettuarsi ricorrendo alla cartolarizzazione dei bonus fiscali (anche futuri) da parte delle imprese cessionarie a società veicolo (SPV), con un corrispettivo ottenuto attraverso l’emissione e il collocamento di titoli obbligazionari o strumenti finanziari.

Cartolarizzazione crediti edilizi dopo lo sconto in fattura

Con la cartolarizzazione (trasformazione del credito in titoli da vendere sul mercato) applicata al Superbonus 90/110% dei condomini che avevano presentato in tempo tutte le carte e sono rimasti con i cantieri avviati, c’è la possibilità di concordare la copertura delle spese 2024 con agevolazione ridotta al 70%.

L’acquisto di crediti viene accompagnato da una emissione di obbligazioni così che il rischio venga trasferito ai titolari delle obbligazioni emesse dalla società veicolo.

Queste società veicolo ricorrono ad un’operazione finanziaria prevista per legge: seppur complessa, è perfettamente legale e produce vantaggi fiscali ed economici per entrambe le parti. I crediti, anche quelli sofferenti, possono essere convertiti in titoli.

Tra l’altro, la perdita sul prezzo di cessione dei crediti è deducibile nell’esercizio in cui avviene e dunque genera un vantaggio pari al 24% dell’importo non retrocesso, detraibile dall’IRES.

Cessione crediti: come si è arrivati al blocco

Come noto, il Decreto “blocca cessioni” dello scorso febbraio ha messo fine alle speranze di migliaia di famiglie e ditte edili. Le banche avevano in realtà già smesso di acquisire crediti per il problema della capienza fiscale.

L’altro nodo era il timore di responsabilità in solido per i lavori rimasti a metà, motivo per cui avevano del tutto chiuso i cordoni delle borse.

Due problemi per i quali da mesi si proponevano soluzioni semplici, come la possibilità di spalmare fiscalmente su più annualità i crediti acquistati e di svincolare “a valle” le banche dai rischi derivanti da abusi “a monte”. Ma invano.

Il colpo di grazia è poi giunto da Eurostat, che ha definito i tax credit in edilizia come una voce contabile che non genera debito pubblico ma rientra nel deficit e richiede una classificazione contabile puntuale in bilancio (attesa per marzo).

La decisione di Governo di sospendere le cessioni, tuttavia, era stata maturata da tempo ed ha semplicemente colto l’occasione per agganciarsi al contesto. L’accusa rivolta alla pratica di cessione dei crediti edilizi è quella di minacciare la stabilità dei conti italiani. La realtà dei fatti è un accumulo enorme di crediti incagliati per un garbuglio normativo che da oltre un anno non ha trovato mai vere soluzioni.

Le priorità da risolvere

I problemi da risolvere ad oggi sono almeno due: il blocco dei cantieri del Superbonus che avevano iniziato i lavori ma poi si erano ritrovati con i crediti incagliati nei cassetti fiscali; la mancanza di liquidità delle imprese di costruzione che avevano applicato lo sconto in fattura e acquisito i crediti da famiglie e condomini cedenti, salvo poi ritrovarsi con le banche che non riescono a monetizzare il credito di questi cessionari.

Oltre alle migliaia di cantieri fermi in tutta Italia, in molti casi smantellati, ci sono ancora migliaia di imprese in crisi di liquidità, che rischiano il fallimento.

Il governo ha sbloccato il nodo delle responsabilità dei cessionari (tanto quella delle imprese edili quanto quella delle banche), nel momento in cui possono dimostrare che il credito acquisito è stato accompagnato da tutta la documentazione che ne comprova la buona fede e la piena diligenza in relazione alle verifiche preventive richieste per legge.

Resta il problema delle nuove pratiche: i progetti per i quali erano già partiti i lavori o che avevano la CILAS (o altro titolo richiesto) già rilasciato al 17 febbraio, data di entrata in vigore del Decreto Legge che abroga le due opzioni di sconto in fattura e di cessione del credito per le detrazioni fiscali in edilizia.

Il nodo politico e le aperture

Si tratta anche di una questione politica: il Governo ha fatto del capitolo Superbonus uno strumento di contrasto con una parte dell’opposizione. Senza peraltro evitare malumori anche all’interno della maggioranza, nel timore che la nuova presa di posizione blocchi del tutto il mercato dell’edilizia e affondi un elemento di traino per la crescita economica.

Se da un lato resta la posizione fermissima dell’esecutivo sullo stop al mercato dei bonus fiscali, dall’altro si cercano soluzioni ponte per dare una risposta a una fetta importante del mondo produttivo italiano.

Forse anche per questo, aveva introdotto come ipotesi di soluzione ponte la cartolarizzazione dei crediti ceduti.