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Autofatturazione: quando farla e quando conviene

di Anna Fabi

29 Marzo 2023 11:29

Autofattura: cosa è, come funziona, quando si applica, come si emette e come ci si comporta per scambi extra UE e fatturazione elettronica.

Cos’è l’autofattura? Chi deve emetterla? E che differenza c’è con la fattura tradizionale? Vediamo di rispondere a questi e altri dubbi con una guida completa relativa all’attuale normativa IVA e alle regole sulla fatturazione elettronica, con le possibili sanzioni applicabili in caso di errore.

Autofattura: cos’è

L’autofattura è l’istituto derivante dalla normativa sull’imposta sul valore aggiunto (IVA). Si tratta di un documento fiscalmente rilevante che il soggetto passivo IVA, professionista, persona fisica o azienda, emette nei confronti di sé stesso, come se effettuasse la vendita di un prodotto o un servizio nei propri confronti, certificandola con un documento valido fiscalmente, che è per l’appunto l’autofattura.

Che differenza c’è tra fattura è autofattura?

L’autofattura contiene gli stessi elementi obbligatori previsti per le fatture ma con importanti differenze: l’emittente è il cessionario del bene, ovvero colui che ha acquistato un bene o un servizio e quindi riceve una fattura elettronica da parte di un soggetto cedente; il cedente/prestatore ed il cessionario/committente in fattura sono, di fatto, lo stesso soggetto.

Chi paga l’autofattura?

L’IVA, quando viene emessa un’autofattura, deve essere sempre liquidata dal destinatario, in sostituzione del cedente del bene o del prestatore del servizio offerto.

Chi deve emettere autofattura?

Il primo periodo dell’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972, prevede la possibilità che la fattura relativa ad una certa operazione possa essere messa direttamente dal cessionario o committente a un soggetto terzo, che provvederà  all’invio della stessa al cessionario o committente. S ricorre a questo strumento, ad esempio, per elargire omaggi oppure per autoconsumo.

Quando si deve fare autofattura?

Ci sono casi in cui l’auto-fatturazione è un obbligo: mancata ricezione di fattura; documento fiscale indicante un importo inferiore al reale; cessioni gratuite a titolo di omaggi0 aziendale; autoconsumo personale o familiare o per fini che esulano dall’attività economica; passaggi tra due attività IVA esercitate dal soggetto passivo; sforamento plafond IVA da parte dell’esportatore; provvigioni da agenzie in qualità di intermediari; compensi ai rivenditori da esercenti del trasporto pubblico urbano e gestori di autoparcheggi; estrazione dei beni dal deposito IVA nazionale; cessionari produttori agricoli.

Perché si fa l’autofattura?

Il caso più comune di auto-fatturazione è quello derivante dall’applicazione dell’art. 17, secondo comma del D.P.R. n. 633/1972, secondo il quale «gli obblighi relativi alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato da soggetti non residenti nei confronti di soggetti passivi stabiliti nel territorio dello Stato… sono adempiuti dai cessionari o committenti». L’altra ipotesi di autofatturazione è meno conosciuta e riguarda l’autoconsumo di beni e servizi per fini estranei all’attività  dell’impresa o della professione.

L’art. 2, quinto comma del D.P.R. n. 633/1972 assimila alle cessioni di beni la destinazione di beni all’uso o al consumo personale o familiare dell’imprenditore o di coloro i quali esercitano un’arte o una professione o ad altre finalità  estranee all’esercizio dell’impresa. A tal finem è obbligatorio emettere un’autofattura in unico esemplare da registrare nel registro delle vendite. Data la peculiarità  di tale cessione, che non prevede la corresponsione di un corrispettivo, la base imponibile da considerare ai fini dell’applicazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto è il valore normale dei beni o servizi stessi autoconsumati.

Quando non si emette autofattura?

É possibile ricorrere all’autofattura solo ed esclusivamente nelle fattispecie specificate dalla legge, sopra indicate. In tutte le altre ipotesi non è possibile emettere autofattura.

Quali autofatture vanno inviate allo SdI?

Le autofatture sono soggette alla normativa sulla fatturazione elettronica: è quindi necessario inviare questi documenti fiscali al sistema di interscambio SdI in caso cessione gratuita di beni se l’IVA è stata detratta all’atto dell’acquisto delle materie prime necessarie per la loro produzione o commercializzazione; cessioni gratuite di beni di costo unitario non superiore a 50 euro.

Come emettere l’autofattura elettronica?

Per l’emissione dei file XML occorre utilizzare il codice Tipo documento:

  • TD16 – Integrazione fattura da reverse charge interno
  • TD17 – Integrazione-autofattura per acquisto servizi dall’estero
  • TD18 – Integrazione per acquisto di beni intracomunitari
  • TD19 – Integrazione/autofattura per acquisto di beni ex art. 17, c 2, D.P.R. 633/72
  • TD20 – Autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture (ex art. 6 commi 8 e 9-bis D.Lgs. 471/71 o art. 46 c.5 D-L- 331/93)
  • TD21 – Autofattura per splafonamento
  • TD27 Fattura per autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa (autofatture emesse in relazione alle operazioni di autoconsumo o di cessione gratuita senza rivalsa IVA, con lo stesso soggetto mittente e destinatario).

Quando usare autofattura TD16?

Per l’integrazione fattura per reverse charge interno, ossia per le transazioni tra operatori che risiedono nel territorio italiano (scambi di beni o servizi tra soggetti IVA nei settori considerati a più alto rischio di evasione fiscale).

Quando fare l’autofattura extra-UE?

Per l’integrazione/autofattura per acquisto servizi dall’estero (reverse charge esterno), utilizzando il codice TD17. In questi casi il fornitore dei servizi è un soggetto estero residente nell’UE o extra UE e l’acquirente è un soggetto che risiede nel territorio italiano.

In questi casi il fornitore emette una fattura indicando solo l’imponibile, mentre il ricevente deve: se il fornitore dei servizi appartiene ad un paese UE, integrare la fattura ricevuta con un’annotazione che dichiari l’imponibile, l’aliquota IVA, l’importo dell’IVA e il totale della fattura; se il fornitore è di un paese extra-UE, emettere un’autofattura elettronica con l’integrazione dell’imposta da versare all’Erario; registrare il documento negli acquisti e nelle vendite IVA.

Il codice TD18 si usa per l’integrazione per acquisto di beni intracomunitari, ovvero quando  il soggetto passivo italiano compra beni da un soggetto che risiede nella UE. Questo perché, in tale ipotesi, l’IVA deve essere assolta dal compratore italiano. L’integrazione avviene in modo analogo a quanto spiegato con riferimento al codice TD17. Il codice TD18 deve inoltre essere utilizzato anche in caso di acquisti intracomunitari che prevedono l’introduzione dei beni in un deposito IVA.

Quando si emette autofattura senza importazione?

Quando il venditore estero vende beni che sono già nel territorio italiano, quindi senza importazione, emette autofattura art. 17, comma 2 del D.P.R. n. 633/1972, indicando nella fattura solo l’imponibile e non l’imposta, che dovrà essere assolta dal compratore italiano, integrandola se il venditore è comunitario, oppure emettendo autofattura, se il venditore è extracomunitario. In tale ipotesi bisogna utilizzare il codice TD19.

Come si registra l’autofattura extra UE?

L’autofattura viene registrata utilizzando la causale A60 – Acquisto con autofattura art. 17, l’aliquota ‘022’ e l’articolo IVA ‘355 – art 17 c. 2 Autoft. acquisto servizi da operatori Extra UE. Per l’autofattura volta alla regolarizzazione e integrazione delle fatture si utilizza il codice TD20. Questo codice fa riferimento, ad esempio, al caso in cui si verifichi una mancata ricezione della fattura da parte del venditore oppure si riceva una fattura contenente degli errori.

Come si fa fattura l’autoconsumo o l’omaggio?

Per le autofatture dovute a splafonamento si utilizza il Codice TD21 mentre si usa il codice Tipo Documento TD27 per emettere fattura relativa ad  autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa (lo stesso soggetto è sia il mittente sia il destinatario).