Web 2.0 e Pmi: Soumitra Dutta, Internet grande livellatrice – 2

di Filippo Davide Martucci

Pubblicato 3 Febbraio 2012
Aggiornato 4 Aprile 2014 11:21

Che rapporto hanno le piccole e medie imprese con la Rete? Guardano il Web ancora con diffidenza o sono più fiduciose e attente alle opportunità che Internet è capace di offrire?

Per le Pmi il Web 2.0 è un grande opportunità, anche di Marketing, per far meglio conoscere il proprio marchio e i propri prodotti. Basti pensare alle potenzialità del Marketing virale: dal video caricato su Youtube ai gruppi creati su Facebook, che consentono di raggiungere grandi masse di consumatori a bassissimo costo e con una rapidità fino a poco tempo fa inimmaginabile.

Quando si sceglie di usare la Rete per “fare rete”, o meglio per stringere relazioni costruttive con i portatori d’interesse interni e esterni – che siano essi azionisti, dipendenti o clienti – si riesce a ottenere un grande vantaggio competitivo.

Un fulgido esempio è quello di IBM, che sfrutta le piattaforme social media per coinvolgere i dipendenti nelle scelte strategiche e renderli parte attiva del processo decisionale. Si possono anche ottenere feedback immediati anche da parte dei clienti, che attraverso i social network possono esprimere giudizi su un prodotto o marchio. O dai collaboratori, che possono comunicare opinioni e pareri, facilitando e accelerando i processi interni delle aziende.

Accelerazione e velocità sembrano quindi le parole chiave di un fenomeno che vede la nascita di una nuova generazione dell’hic et nunc e che vive nel presente, chiedendo rapidità e prontezza. Spiega Dutta: «Internet è sinonimo di “in tempo reale“” creando un mondo in cui la gente si aspetta risposte in tempo reale. C’è questo dietro il successo di fenomeni come Twitter. Ma questo trend verso l’immediatezza sta facendo pressione sulle imprese, perché non sono concepite e attrezzate per fornire risposte in tempo reale. Le aziende dovranno ripensare radicalmente parecchi aspetti dei propri processi interni se vorranno accettare la sfida del “real time”».