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Lavoro da remoto: sfide e vantaggi

di Anna Fabi

3 Novembre 2016 10:24

Stato dell’arte sul lavoro remoto in uno studio Dell: ai dipendenti tecnologie sempre più avanzate per essere davvero produttivi.

C’era un tempo in cui si ipotizzava un futuro in cui i datori di lavoro utilizzavano la tecnologia come strumento di controllo, inducendo i dipendenti alla massima produttività. Contrariamente alle previsioni, la cultura del lavoro è andata quasi totalmente nella direzione opposta, con i datori di lavoro che tendono ad “allentare le redini” per migliorare il rendimento lasciando che i dipendenti lavorino da remoto. Il Dell and Intel Future Workforce Study 2016 ha mostrato come questa libertà sia vista sempre più come elemento che favorisce sia una maggiore qualità della vita, sia benefici legati alla produttività, mentre la tecnologia è considerata il fattore abilitante essenziale.

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A livello globale i primi due vantaggi citati sono una maggiore capacità di concentrazione e la possibilità di eliminare i tempi legati agli spostamenti. L’evoluzione della tecnologia ha già avuto un enorme impatto sugli stili di vita moderni, elemento sottolineato anche da una considerevole percentuale (95%) di lavoratori remoti tedeschi e da un 87% di lavoratori inglesi che afferma di essere soddisfatto del proprio lavoro.

Tuttavia, lo stesso studio mostra che vi sono almeno due significative sfide legate al lavoro da remoto ancora da risolvere.

La prima è quella di riuscire a sostituire in maniera efficace la comodità e il comfort della comunicazione vis-à-vis. Va precisato che si tratta di un problema non universalmente condiviso: la maggior parte dei lavoratori in Cina, India e Sud Africa infatti, non ama particolarmente questo tipo di approccio, al contrario di UK, Germania, Francia, Stati Uniti e della maggior parte del resto del mondo, in cui si preferisce la relazione face-to-face. Questo implica che i lavoratori remoti potrebbero essere sfavoriti quando si tratta di collaborare con i propri colleghi.

Un altro grande ostacolo è rappresentato dal fatto che molti luoghi di lavoro non sono in grado di garantire che la tecnologia messa a disposizione sia al passo con le esigenze dei propri dipendenti. Lungi dal consentire maggiore produttività, una tecnologia “insufficiente” in realtà rende il lavoro addirittura più difficoltoso, come riferito dai lavoratori stessi, i quali citano le defaillance tecnologiche come gli elementi più time-consuming che si trovano ad affrontare. A livello globale, il 35% dei lavoratori intervistati afferma che la tecnologia utilizzata a casa è più all’avanguardia di quella offerta sul posto di lavoro, con meno di 1/4 di essi che afferma il contrario.

Questa tendenza emerge anche in Europa. In Germania, la disparità è la più significativa con un 50% che attribuisce più efficienza alla tecnologia di casa e solo il 19% che afferma l’opposto. Chiaramente, c’è un divario significativo tra la produttività reale e quella invece auspicabile.

Le incessanti innovazioni nelle prestazioni della tecnologia che usiamo tutti i giorni possono aiutare a guidare i cambiamenti tecnologici e la loro implementazione nei luoghi di lavoro. Le innovazioni conosciute come realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR) potrebbero avere un impatto significativo sulle nostre vite lavorative e colmare il gap prima di quanto pensiamo dato che il 61% dei lavoratori in Europa e Sud Africa afferma che sarebbe disposto a utilizzarle nella propria vita professionale.

I casi utenti più frequentemente citati legati alle nuove tecnologie comprendono la formazione sulle nuove competenze in ambienti virtuali realistici (25%), capacità di problem solving o di generare nuove idee attraverso la visualizzazione 3D (18%), e possibilità di fornire presentazioni ai clienti utilizzando tecnologie immersive (15%). Le comunicazioni basate su AR/VR possono simulare in modo abbastanza fedele l’esperienza di lavorare con un collega di persona, quindi potrebbero realisticamente soppiantare la comunicazione face-to-face finora utilizzata come modalità preferita. Inoltre, può contribuire a rendere i lavoratori più produttivi inserendo le informazioni e i feedback di cui necessitano nel loro campo visivo mentre lavorano.

Non è una sorpresa che una parte significativa dei millennial affermi di essere disposta a lasciare il proprio impiego nel caso in cui la tecnologia fornita dal datore di lavoro si rivelasse “insufficiente” (una sconcertante metà di coloro che hanno manifestato questo intento risiede in Francia). I millennial europei e sudafricani (tra cui l’86% francesi) riferiscono anche che – nel caso di un possibile nuovo lavoro – la tecnologia messa a disposizione dall’azienda potrebbe influenzare la decisione di accettare o rifiutare la posizione. Se un’azienda vuole assumere e trattenere gli elementi migliori e più brillanti per il proprio team di lavoro è bene che si orienti verso una produttività basata sulla tecnologia.

Naturalmente, ciò che oggi è considerato all’avanguardia, domani sarà consueto e onnipresente e più del 50% dei lavoratori europei e sudafricani sta già pensando al giorno in cui l’intelligenza artificiale renderà più facile il loro lavoro. Nel frattempo, le aziende avranno già fatto un buon passo in avanti semplicemente risolvendo le sfide che i loro dipendenti devono affrontare oggi. L’esigenza più urgente è quella di fornire loro una tecnologia che funzioni. Quella successiva sarà di mettere a loro disposizione una tecnologia che li aiuti lavorare – sia insieme ai colleghi che individualmente – in modo più semplice e ovunque si trovino. Infine occorre pensare “fuori dagli schemi” contribuendo a far aumentare la loro produttività. La ricerca suggerisce che i lavoratori sono in trepidante attesa di fare proprio questo.

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Articolo di Jean-Guillaume Pons, Vice President, Client Solutions, Dell EMEA