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Il cloud di Aruba per i partner e le startup

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Ottobre 2016
Aggiornato 7 Novembre 2018 11:20

Aruba Business si rinnova e lancia We Start You Up: le novità a SMAU Milano 2016 e l'impegno nel progetto CISPE per il codice di condotta UE sul cloud.

Aruba Business conquista 3mila nuovi partner in un anno, il programma We Start you Up offre supporto e formazione alle nuove imprese innovative e premia le migliori startup, il progetto CISPE (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe) con Aruba tra i suoi fondatori traccia un codice di condotta europeo per il Cloud: sono le  principali novità con cui Aruba si è presentata a SMAU Milano 2016, dove PMIl.it ha incontrato il direttore marketing Stefano Sordi.

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Partiamo da Aruba Business, il cui risultato, sottolinea Gabriele Sposato, direttore marketing della divisione, «è al di sopra delle nostre aspettative». I dati: 3mila nuovi partner in un anno, di cui il 30% sono migrati da altre aziende del gruppo, mentre il 70% arriva dal mercato.

«Non ce l’aspettavamo, pensavamo un 50 e 50». Sono entrambi dati importanti. I partner che erano già clienti hanno comunque portato nuovi servizi su Aruba, che prima avevano invece presso provider terzi. In generale, comunque, in un anno con Aruba Business «è raddoppiata la richiesta di servizi legati al mondo del cloud. Abbiamo il doppio degli ordini rispetto all’anno scorso». Elementi che hanno portato a questo risultato? La divisione, spiega Sposato, «è nata su presupposti specifici, legati alle esigenze delle aziende partner. E prima dell’annuncio abbiamo preparato servizi, prodotti anche nuovi (come il cloud hosting, che prima non c’era), pannello di controllo, assistenza, creando un mix che piace». Insomma, «abbiamo ascoltato quello che il mercato chiedeva, cosa che continuiamo a fare». Un altro dato positivo riguarda i rinnovi: «siamo fra il 95 e il 97%. Parlo dei servizi di hosting, i più strategici».

Aruba Business continua a spingere sull’innovazione, la piattaforma è stata rinnovata: interfaccia, navigazione, pannello di prodotti, strumenti. E su questo fronte in vista ci sono nuovi annunci: entro fine anno saranno differenziati gli accessi al pannello di controllo.

«Oggi c’è un accesso unico, mentre fra poche settimane ci sarà il multi-accesso: un accesso master, con tutte le funzionalità, e altri accessi specifici. Uno amministrativo, per il personale amministrativo, (pagamenti, gestione fatture), uno tecnico (gestione Dns, cloud), e uno di sola lettura, generico». E ancora, «rilasceremo il primo set di API (interfaccia di programmazione di un’applicazione), per le principali operazioni sul dominio (registrazione, trasferimento), e  su ordini clienti» In programma, comunque, c’è «una release principale ogni trimestre, e altre ogni settimana. Quindi, «rilasceremo molte nuove funzionalità nel 2017, su API e pannello di controllo».

L’obiettivo di Aruba Business resta la leadership del mercato in Italia. E «ci stiamo avvicinando. I partner che abbiamo sono fra 10mila e 12mila, che per il mercato italiano sono tanti, e riceviamo 600-700 richieste al mese». Per spingere in questa direzione, «abbiamo portato a SMAU un’offerta importante, rivolta sia a chi è già cliente, sia a chi non lo è ancora». Chi si trasferisce su ARUBA Business entro il 2017, riceve un’annualità in omaggio, il supporto gratuito alla migrazione, senza limiti di quantità». E non c’è nessun obbligo, nel senso che non ci sono penali in caso di disdetta: «se a uno non piace, se ne può andare».

Per quanto riguarda We Start you Up, programma rivolto alle startup e studiato sulla base del precedente programma avviato nel 2013: «abbiamo aggiunto tutto ciò che per loro era rilevante spiega Angela Conte, marketing manager Aruba Cloud, responsabile del programma». Quindi: aumento del credito per la formula Start, di accesso al programma, rivolta a tutte le start-up costituite, che hanno diritto a 3mila credito per 3 anni e iniziative di formazione. Training dedicato attraverso il quale le imprese possono «capire come il cloud possa essere utile al loro business», webinar «per spiegare come crescere attraverso il cloud, giornate di orientamento, anche con i partner (incubatori, acceleratori, coworking). Previste diverse tappe, per spiegare nel dettaglio gli obiettivi dell’utilizzo del cloud per una start-up, e gli ambiti di applicazione possibili. Il cloud può aiutare anche tanti aspetti del core business della startup, e comunque liberare spazi da dedicare al core business, eliminando i tempi da dedicare all’infrastruttura IT. «Noi ci occupiamo dell’infrastruttura, le imprese possono focalizzarsi sulla crescita». E ancora: una volta anno, è previsto un pitch day, in cui le startup possono spiegare qual è la loro idea di business, con l’obiettivo di agganciare la formula Up, dedicata alle start up ad alto potenziale di crescita. Alla fine, saranno tre le startup che accederanno alla formula Up, e otterranno un credito di 50mila euro in due anni. «Con queste risorse e un’infrastruttura diversa, potranno scalare in maniera esponenziale» prosegue Conte. Altro aspetto innovativo, «il programma che era prima dedicato alle startup italiane, da quest’anno è lanciato anche all’estero, in Gran Bretagna e Polonia, mercati su cui Aruba opera da tre anni. Il lancio è previsto  a novembre, in occasione del web summit di Lisbona».

Dunque, Aruba punta sulle startup, forte anche dei numeri della precedente iniziativa: oltre 100 richieste, cinque startup che hanno vinto i precedenti pitch day, e che sono rimaste in Aruba Cloud, con proposte adatte alle loro esigenze. «Anche questo per noi è stato un bel traguardo. Alla fine del progetto le imprese sono rimaste con noi, e continuano a crescere con l’infrastruttura cloud di Aruba. In tre anni molte di loro si sono affermate, alcune sono diventate nostri collaboratori, fornitori di servizi, per agenzie web, agenzie media». Rappresentando anche uno stimolo a migliorare il programma. Fra gli obiettivi del programma dedicato alle startup, aumentare la rete dei partner in Italia, quindi come detto acceleratori, incubatori, coworking. «Copriamo centro e nord, l’idea è di aggiungerne altri soprattutto nel Sud, che non presenziamo. Altro obiettivo, creare casi di eccellenza fra le startup che parteciperanno al programma, anche in sinergia dal punto di vista della collaborazione con questi nuovi business.

Per quanto riguarda il CISPE, coalizione formata da una quarantina di cloud provider europei, fra i qauli ci sono tutti i principali player del settore, «siamo fra i fondatori della prima ora» sottolinea Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba. Un progetto in cui il gruppo IT crede molto: nel digitale l’Italia non ha mai primeggiato, mentre ora con questo progetto è all’avanguardia in Europa, aprendo dunque una nuova sfida per il Made in Italy.

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Spieghiamo bene: il CISPE è una nuova associazione (ha poche settimane di vita), che raggruppa i principali cloud provider europei (sono una quarantina). La sede centrale è a Bruxelles. CISPE ha due obiettivi, spiega Sordi: «il primo è lo sviluppo di un codice di condotta, che sarà il requisito dell’ingresso nell’associazione. I cloud provider che adottano questo codice di condotta potranno entrare nell’associazione». Il secondo, lavorare con la commissione UE, in qualità di influencer, su tutte le norme che usciranno in relazione a servizi digitali e cloud». In pratica, interlocutori, esperti del settore, che si propongono di aiutare Bruxelles a migliorare le norme che dovessero uscire.

L’idea, spiega ancora il direttore marketing di Aruba, nasce dopo l’approvazione, da parte della commissione europea, del GDPR (general data protection regulation), che sostanzialmente, dal 2018, manderà in pensione le norme sulla privacy oggi esistenti. Il CISPE ha sostanzialmente anticipato le principali novità che la norma prevede per i prossimi anni, con il Codice di Condotta appena approvato: i provider che aderiscono si impegnano a salvare e trattare i dati esclusivamente all’interno della UE. Non solo: «ci impegniamo a non fare data mining, a non utilizzare i dati per fini di marketing, a non cederli a nessuna terza parte».

«E’ il primo codice di condotta a regolamentare tutto il settore – commenta Alban Schmutz, presidente CISPE -. Offre ai clienti la certezza che i loro dati rimangano sempre sotto il loro controllo e la loro proprietà». I provider che aderiscono, in parole semplici, nel 2018 (quando il regolamento europeo sarà operativo), saranno già pronti.

Impatto atteso sul mercato? Difficile da prevedere. Ipotesi numero uno, formulata da Sordi: «se io europeo voglio comprare un sevizio, ma i miei dati sono fuori dall’Europa, non lo compro quel servizio». Ma probabilmente non succederà, perché «le aziende si doteranno di data center in Europa e diventeranno compliant con la normativa europea». Quindi, si può prevedere in questo senso un’espansione del mercato europeo. Il punto centrale è che i dati conservati negli USA, o in altri paesi extraeuropei, non hanno lo stesso livello di tutela europeo. E i servizi più importanti, a livello internazionale, spesso non sono europei (vedi Amazon, Google, Facebook). In pratica, Aruba e gli altri cloud provider che aderiscono al CISPE, puntano su questi due anni di interregno fornendo da subito la tutela maggiore dei dati.