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Aruba, campus e data center per le PMI innovative

di Barbara Weisz

Pubblicato 3 Novembre 2017
Aggiornato 21:37

Il Global Cloud Data Center di Aruba offre non solo il cloud per i dati, ma anche ambienti di lavoro polifunzionali per l'Impresa 4.0, PMI innovative e start up il target ideale: il valore della scelta green.

Da provider a partner delle imprese, in particolare delle PMI che innovano e delle startup native digitali. E’ la strategia alla base del Global Cloud Data Center di Aruba, inaugurato nelle scorse settimane a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, che non è solo il più grande data center d’Italia: «è un provider di soluzioni logistiche», spiega Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba, intervistato da PMI.it in occasione di Smau Milano 2017, che continua: «il mondo di Industria 4.0, dell’Internet delle cose, presuppone laboratori, dove le imprese possano produrre magari utilizzando stampanti 3D». Quindi, intorno al data center ci sono spazi di coworking, presentazioni, un auditorium (in preparazione), location per piccoli eventi, laboratori, magazzini, locali polifunzionali per la produzione.

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Una PMI che innova, prosegue Sordi, spesso «crea una business line nuova, con un approccio completamente digitale, moderno, tutti i dati in cloud, connessini sicure, rating di certificazione massimi, cambia il sistema informativo». Il data center di Ariba è pensato per andare incontro a questa esigenza, nella consapevolezza che il futuro è l’impresa 4.0. «Un concetto che al momento va anche di moda, ma è anche vero che nella realtà c’è un cambiamento di paradigma molto importante». Le imprese «devono progettare prodotti e servizi per i clienti di domani. Ma coma fanno a sapere quali sono i clienti di domani? In realtà, non lo sa nessuno». Abbiamo analitycs e sistemi predittivi molto sofisticati, ma il cambiamento sociale è veloce e complesso. Il punto è che la vera impresa 4.0 può anche non sapere cosa succede domani, mentre «deve alleggerire processi e mentalità. Se hai un server da 15mila euro sotto la scrivania, il cambiamento diventa difficile. Con il cloud, si riesce ad avere un approccio 4.0 in maniera corretta.

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Per ora funziona uno solo dei data center del campus, ce ne sono altri cinque che man mano diventeranno operativi. C’è una scelta strategica molto importante legata alla dimensione green. «Nel mondo ci sono tanti data center con standard elevati, ma non tutti sono green, anzi consumano energia e buttano fuori C02». Quindi, inquinano. In effetti, anche le classifiche Greenpeace (e non solo) da anni rilevano l’alto tasso di inquinamento dell’economia di Internet, data center in testa. Aruba ha invece puntato sull’ecosostenibilità, facendo anche scelte tecnologicamente avanzate.

«In parte la struttura si alimenta con energia autoprodotta, circa 2megawatt utilizzando una centrale idroelettrica che c’era già, e un altro megawatt con i pannelli fotovoltaici. Il data center consuma 15 megawatt, l’energia che ci manca la acquistiamo facendo contratti solo con consorzi che producono da rinnovabili, soprattutto eolico». L’impianto è comunque stato realizzato per consumare meno, è dotato di apparati che garantiscono i massimi standard in termini di economia dei consumi. Il problema numero uno, per i consumi di un data center, è il raffreddamento. I condizionatori sono accessi tutto l’anno per 24 ore al giorno, mantenendo una temperatura di 21 gradi.

Ecco come funziona la tecnologia green adottato da Aruba: «prendiamo l’acqua dalla falda acquifera, a una temperatura di sette gradi. Viene prelevata attraverso pozzi che sono nostri, e quindi attraverso un circuito arriva in un ambiente di interscambio, che si trova fuori dalla sala dati. In questo ambiente arriva anche l’acqua che gira in sala dati, che è calda perché è quella che raffredda i server. I due circuiti restano separati, quindi non si mescolano le due acque, non c’è quindi alterazione chimica dell’acqua che preleviamo dalla falda. Di fatto, la prendiamo a sette e la restituiamo a nove gradi. Per l’ambiente non cambia nulla: non inquiniamo, non usiamo energia elettrica per raffreddare. E’ un impianto di raffreddamento geotermico».

La scelta è strategica a livello di marketing, e porta valore anche agli stessi clienti, che a loro volta possono far valere la scelta di aver messo i dati su server che non inquinano, ma anche a livello economico, perché risparmiare energia significa avere meno costi e quindi poter offrire servizi più convenienti al cliente.

Come detto, per il momento è partito un solo data center, e sono ancora in preparazioni alcuni degli ambienti polifunzionali collegati (come l’auditorium, che sarà pronto entro un anno). Man mano che proseguiranno i lavori verranno scelte le tecnologie più innovative. Il mercato sta rispondendo in modo soddisfacente, arrivano richieste anche da imprese internazionali che chiedono soluzioni customizzate nel campus, che possono arrivare a un data center dedicato, con un proprio edificio protetto dalla propria vigilanza. In questo caso, Aruba amministra solo energia, connettività.

La PMI, invece o la startup, hanno bisogno di un partner tecnologico che conservi un asset che per tutti i sempre più strategico: i dati. Non più rapporto fornitore – cliente, Aruba si propone come business partner delle aziende, che custodisce il loro “nuovo petrolio”, i dati. E il consiglio, per le PMI che vogliono innovare, è «siate agili. Create unit digitali, svincolate dal resto, che possano cambiare velocemente» e quindi star dietro alle sfide di mercato ai tempi della quarta rivoluzione industriale.