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Digitale e innovazione

di Anna Fabi

Pubblicato 28 Febbraio 2017
Aggiornato 8 Giugno 2017 12:40

Una trasformazione orizzontale che impatta su tutti i modelli di business.

Viviamo in un epoca in cui il cambiamento pervade tutti gli aspetti del nostro vivere e il digitale e l’innovazione diventano il punto di saldatura tra presente e futuro. Il digitale è un grande fattore di cambiamento orizzontale, trasversale a tutti i settori. Cambia tutto in modi imprevedibili: dal manifatturiero industriale ai servizi c’è ancora molta incertezza su quali tecnologia prevarranno, in quale ambito e con quali impatti.

La parola d’ordine è la trasformazione digitale, il motore del cambiamento, un cambiamento necessario e indispensabile, imprescindibile. Oggi digitale è business e strategia: digitale è il marketing, i pagamenti, la vendita; digitale è anche il futuro di interi settori – come il Banking, l’Insurance, il Retail, ma anche la Produzione, la Logistica e in generale i Servizi e la Pubblica Amministrazione.

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Digitale è anche il modo per innovare i processi (nelle Risorse Umane, negli Acquisti, nella Supply Chain, nell’Amministrazione, ecc.) in tutte le organizzazioni, pubbliche o private. Tuttavia, non sempre è chiaro che cosa vuol dire “davvero” digitalizzare: digitale non è sinonimo di “tecnologia”, anzi, proprio per nulla. Digitale, infatti, è innanzitutto definire nuovi sistemi, ecosistemi, nuovi modelli organizzativi e nuovi processi, spesso anche molto diversi da quelli tradizionali che sfruttano pienamente le tecnologie disponibili.

Per digitalizzare occorre quindi aver chiari gli obiettivi declinati in sistemi non solo di business, ma anche sociali, in processi che comprimono lo spazio ed il tempo in cui si svolgono e richiede di conoscere le tecnologie, seguendone i continui e sempre più rapidi sviluppi.

Paradigmatico, in questo senso, è il caso della digitalizzazione dei processi di relazione che supportano le transazioni commerciali verso i clienti ed i fornitori. Dalla ricerca e dalla scelta del partner di business (cliente o fornitore), alla definizione di un contratto, all’invio di un ordine, alla gestione della logistica e della fornitura o erogazione che ne consegue, alla fatturazione e il relativo incasso/pagamento. Tra i paletti che individuano l’inizio e fine di questi processi c’è spesso un’importante distanza organizzativa, caratterizzata da molteplici passaggi all’interno di funzioni diverse e anche con terze parti esterne all’ organizzazione, che implicano interazioni frequenti con la controparte.

Per questo motivo finora i progetti di ridisegno dei processi hanno impattato prevalentemente specifiche “fasi” di questo catena di attività (la fatturazione, la gestione degli ordini, l’organizzazione delle spedizioni, la selezione dei fornitori e così via), oppure solo alcune relazioni particolari (quelle più frequenti, più elevate per volumi e/o valori in gioco, quelle più strategiche e via dicendo).

Un cambiamento epocale

Oggi però il mondo dell’industria e dei servizi è pesantemente impattato dalla convergenza prima e dalla reale integrazione poi tra le tecnologie di processo/operational technology e le tecnologie dell’informazione/information technology.

Questa integrazione sancisce un passaggio determinante per una visione sistemica del digitale nelle imprese e consente di saldare il mondo della produzione, dell’automazione dei processi a monte e a valle e dei servizi, storicamente e culturalmente separati, con tutte le altre componenti interne ed esterne dell’azienda. Questo passaggio abilita in prima istanza la creazione di nuove forme di efficienza a livello di produzione e di gestione, ma soprattutto consente lo sviluppo di nuovi modelli di business e la ideazione e creazione di nuovi prodotti/servizi.

L’ evoluzione tecnologica oggi consente di digitalizzare quasi tutto, sostanzialmente senza limitazioni funzionali o per categorie di interlocutori, premiando, anzi, chi adotta un approccio ampio ed esteso, guidato appunto da una visione sistemica.

E proprio queste considerazioni portano ad affermare che oggi, molto più che in passato, è il tempo di un cambiamento epocale, di una trasformazione pervasiva delle imprese, del lavoro, della società nel suo complesso. Una trasformazione che genera preoccupazioni e ansia sugli impatti che avrà sulle nostre condizioni di vita, a livello micro e macro. La digitalizzazione influisce su tutti gli aspetti della nostra vita: il nostro modo di lavorare, il modo in cui viviamo e il nostro modo di consumare.

L’ecosistema delle opportunità tuttavia è ampio, con strumenti disponibili e consolidati sia dal punto di vista tecnologico (si pensi all’EDI, ai portali B2b, all’eSourcing, ai contratti digitali, ai Documenti di Trasporto digitali, alla Fatturazione Elettronica, alle opportunità del Supply Chain Finance e così via) sia da quello normativo (si pensi agli incentivi per chi fa Fatturazione Elettronica B2b, alla regole per fare Conservazione Digitale, ai regolamenti sulle modalità di identificazione, sottoscrizione e via dicendo).

Nella maggior parte dei settori lo scenario sta quindi cambiando rapidamente e, di conseguenza, costringe le aziende a velocizzare i loro processi ed i cicli di vita dei loro prodotti ad un ritmo senza precedenti, almeno due/tre volte più veloce rispetto a 20 anni fa. Non solo sono interi settori ad essere impattati, come i media e l’ intrattenimento, l’energia e la distribuzione, per citarne alcuni, ma sono gli impatti all’interno delle imprese che richiedono velocità di risposta più veloci di sempre.

I modelli di business più colpiti

Le imprese devono ripensare il proprio modello di business.
Un modello di business si articola in componenti – i prodotti, i servizi, i mercati serviti, i canali per raggiungerli, le competenze, le infrastrutture – che determinano il modo con cui una azienda crea valore per i propri clienti e gestisce i costi di produzione e consegna. Ci sono molti modelli di business differenti e in qualche modo ogni azienda ha il suo.

Ma quali saranno i modelli di business più colpiti dalla trasformazione digitale?

Le imprese manifatturiere. Le piattaforme digitali con robotica, automazione, stampa 3D, sensori, ecc. porteranno la quarta rivoluzione industriale (Industry 4.0) che abilita la personalizzazione di massa in un’economia che trascende il tradizionale bilanciamento tra scala e personalizzazione. Questa rivoluzione rompe anche le idee tradizionali del modo di essere e produrre, permettendo la produzione delocalizzata e la presenza su mercati internazionali a basso costo. La sfida per le imprese industriali è duplice. In primo luogo hanno bisogno di abbracciare velocemente il digitale, in secondo luogo, hanno bisogno di affrontare il cambiamento e non stare sulla difensiva.

=> Industria 4.0, sfide e opportunità

Ma è tutto il mondo dei servizi che sarà investito, anche più pesantemente, dall’onda dell’ innovazione.

A partire dalle piattaforme di condivisione delle risorse, già diffuse in molti settori. Queste piattaforme comprendono i servizi comuni/condivisi e i pool di lavoro, che coprono tutte le funzioni aziendali che vanno dalle risorse umane agli acquisti, dall’IT, ai servizi di facility management e di produzione terziarizzata. La logica di condivisione delle risorse sfrutta le economie di scala nell’allestimento di un determinato prodotto/processo/servizio riducendo i costi e migliorando l’affidabilità e la qualità allo stesso tempo, attraverso piattaforme tecnologiche condivise. La tecnologia digitale è uno dei principali fattori abilitanti. Se il 20° è stato il secolo della produzione di massa di prodotti (dalle automobili in poi), il 21° è il tempo della produzione di massa dei servizi. E stiamo solo assistendo all’inizio.

Ancora più importante risulterà l’impatto sui servizi di connessione e networking, in relazione all’ esplosione di servizi di rete abilitati dalle tecnologie digitali. Questi servizi sono presenti in settori consolidati come trasporti, distribuzione organizzata, servizi bancari, il funzionamento dei mercati e degli scambi. Ma ora, le tecnologie digitali abilitano lo sviluppo incredibilmente efficace di questi ed altri tipi di servizi. Pensiamo solo ai più famosi: Spotify, Netflix, Uber, Airbnb, Amazon, eBay, Facebook, Google, solo per citarne alcuni.

Questi sviluppi stanno assumendo dimensioni e velocità esponenziali anche nei Paesi cosiddetti BRICS. Si pensi alla Cina, che è diventata il mercato di e commerce più grande del mondo con attori globali come Alibaba, Tencent, Huawei, Xiaomi, Baidu e in siti web di viaggi e negli strumenti finanziari.

Questi attori operano in settori diversi e si sono sviluppati in tempi e luoghi diversi, ma hanno molte somiglianze. Tutti disintermediano operatori storici consolidati senza produrre prodotti fisici e senza mai “guardare in faccia un cliente”, ovvero utilizzando connessioni virtuali. Hanno creato piattaforme e meccanismi di connessione in rete efficienti che hanno permesso la condivisione su larga scala di risorse e il coinvolgimento di una molteplicità di operatori terzi e fornitori di prodotti o servizi. Hanno interconnesso persone, aziende e luoghi.

Anche i servizi professionali non saranno immuni dalla rivoluzione digitale. Studi legali, consulenti di gestione, architetti, ingegneri, servizi sanitari, revisori, certificatori e altro ancora. Tutti questi servizi professionali stanno diventando sempre più efficienti attraverso l’uso di strumenti digitali, banche dati globali, piattaforme di collaborazione, e soluzioni di comunicazione. Le tecnologie digitali in alcuni casi possono anche automatizzare processi con significativo impiego di capitale intellettuale, cosa impensabile fino a poco tempo fa, e persino sostituire i professionisti. Più spesso, esse consentono ad imprese individuali lo sviluppo efficiente di strumenti di lavoro e reti virtuali globali. Anche per questi operatori diventare rapidamente digitali rappresenta una necessità.

In sintesi, la sfida per tutte le imprese consiste nel riconoscere che il digitale trasformerà velocemente il modo in cui si crea valore. Non è più il tempo in cui si può attendere che l’innovazione faccia il suo corso per poi adottare approcci imitativi, in quanto:

  • tutti i modelli di business saranno digitali
  • il digitale renderà ancora più importante la configurazione dei modelli di business
  • il cambiamento influirà anche sul disegno organizzativo e sulla capacità integrare i modelli di business nell’ambito di ecosistemi ampi e complessi.

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Di P.Marizza, co-fondatore di Innoventually e docente Deams-Università di Trieste