Sony: in vendita i dati rubati dal PlayStation Network

di Giuseppe Cutrone

Pubblicato 29 Aprile 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:47

Sta assumendo proporzioni di rilievo l’attacco cracker a Sony, almeno per quanto riguarda le conseguenze per gli utenti: il furto di informazioni avvenuto dai server che gestiscono i servizi PlayStation Network e Qriocity sta gettando in allarme moltissimi utenti.
Dai server dei due servizi sono stati prelevati tutti i dati degli utenti registrati, compresi nomi, indirizzi e soprattutto gli estremi delle carte di credito utilizzate per effettuare gli acquisti, come la stessa Sony ha ammesso nei giorni scorsi.

Il risultato è che una mole di informazioni potenzialmente molto redditizie (se sfruttate in maniera illecita) potrebbero essere riversate in mani poco sicure, cosa che sembra stia puntualmente avvenendo in queste ore, quando sono stati notati alcuni annunci, inseriti su diversi forum e siti, relativi alla vendita dei dati rubati.

La notizia, che è stata confermata anche dal New York Times, riguarda però la vendita dei dati di 2,2 milioni di utenti, un percentuale minima, ma non per questo meno preoccupante, dei 77 milioni di clienti le cui informazioni sensibili sono state trafugate durante l’attacco ai server della settimana scorsa.

Ad essere messi in vendita per mezzo di un’asta online sono anche i numeri delle carte di credito dei clienti coinvolti, che sono a disposizione di chiunque voglia entrarne in possesso al prezzo base di 100.000 dollari. Pare inoltre che gli autori del furto abbiano presentato una “offerta speciale” rivolta alla stessa Sony, la quale potrebbe rientrare in possesso dei dati persi pagando quello che somiglia ad una specie di “riscatto”.
Sebbene non si conosca ancora la risposta del gruppo giapponese, appare assai difficile che i vertici decidano di riacquistare i dati piegandosi ai criminali che hanno perpetrato il furto mettendo in difficoltà l’immagine dell’azienda e facendo crollare la fiducia del pubblico.

L’attacco potrebbe essere stato portato attraverso l’utilizzo di una PlayStation 3 modificata grazie all’hacking di Geohot, il giovane hacker americano con cui Sony ha da poco chiuso una disputa legale legata proprio alla modifica della sua console multimediale.