L’iPhone in Italia e all’estero: tra gestori e APR, modelli a confronto

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 23 Giugno 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:56

Ne abbiamo scritto, lo abbiamo analizzato, ne abbiamo discusso e vi abbiamo persino lanciato un sondaggio, ma ancora non siamo riusciti a capire quanto il fenomeno iPhone sia anche di portata “oltre-consumer” e quanto, di fatto, sia in grado di essere considerato un prodotto in grado di soddisfare un’utenza aziendale.

Non parliamo di prestazioni del terminale, di cui conosciamo ormai ogni minimo dettaglio e su cui si sono sprecati litri di inchiostro (virtuale). Parliamo dei costi! La vignetta pubblicata su OneComics sintetizza bene lo stato d’animo comune: quel che gli utenti hanno percepito – rispetto alle prime presentazioni ufficiali – è che negli USA ci si porta a casa un iPhone 3G per meno di 300 dollari, in Italia è necessario sborsare come minimo 499 euro, senza contare il vincolo con il gestore…

Certo, è ancora presto per dirlo, ma a quanto sembra le opzioni sono queste. Nel resto d’Europa la situazione è varia, ma non troppo dissimile. In Germania, ad esempio, si può avere un iPhone 3G anche a pochi euro, ma sempre se abbinato ad un costoso contratto di abbonamento con l’operatore, altrimenti il prezzo lievita fino a circa 250 euro (la metà  dell’offerta italiana?) più canone mensile da circa 30 euro, che è più o meno quanto ci si attende dai gestori italiani. Sempre meno che in Italia, quindi? Mah, sta di fatto che il mito dell’iPhone rischia di diventare una moda pericolosa per le finanze…

Un device performante come l’iPhone 3G sembra un “must” per l’imprenditore di successo, è vero. Non fosse altro che per quella marcia in più che regala mostrarsi così in linea con gli ultimi trend. Ma cosa deve dire il dirigente di una Pmi ai propri dipendenti in mobilità  che reclamano a gran voce un terminale mobile di terza generazione, con Gps integrato – e chi più ne ha più ne metta – come l’iPhone? Probabilmente di cambiare Paese!?

Già , perché – scherzi a parte – in Italia i costi restano proibitivi nonostante le “grandi speranze”, e i pacchetti che Vodafone e TIM lanceranno, con tutta probabilità , non saranno di certo plasmati sulle esigenze di una piccola e media impresa a budget contenuto. Stessa cosa per i cosiddetti APR (Apple Premium Reseller), i distributori selezionati dalla stessa casa produttrice.

La domanda che le utenze business (e non solo) si pongono è oggi: “quanto è competitivo il mercato delle comunicazioni? Fino a che punto è l’industria ad adattarsi alla domanda quanto il contrario?”

La verità , purtroppo, è che in questi casi vince sempre la legge del più forte (o quella del più debole, che non riesce “a resistere”?) e così, come per tutte quelle proposte che ci appaiono spropositate, alla fine cederemo e, hai noi, come un nostro lettore ci ha scritto, alla fine tutti gli scaffali rimarranno comunque vuoti e i luccicanti iPhone 3G cominceranno a spuntare da taschini e ventiquattrore..magari di quelle del capoufficio però!