New York Times: ecco come ci tracciano su Internet

di Gianluca Rini

Pubblicato 17 Marzo 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:49

ComScore, in collaborazione con il quotidiano New York Times, ha realizzato una ricerca che farà discutere a lungo, e forse farà entrare in azione meccanismi di difesa di qualunque tipo, soprattutto da parte degli utenti privati stufi di essere tracciati continuamente durante le navigazioni in Internet.

Si sa da sempre, navigando su Internet i provider, ma anche i siti web, hanno la possibilità di tracciare tutto ciò che stiamo facendo, su quali siti stiamo navigando, quali video stiamo guardando, cosa visitiamo con più frequenza, e cosa guardiamo e leggiamo. Eppure i risultati della ricerca sono comunque sconcertanti.

Ci siamo sempre chiesti quale fine possano fare tutti questi dati, in quali mani finiscano, e chi li utilizza per schedarci e trasportarci in pericolosi circuiti pubblicitari o con conseguenze molto più negative.

Ecco i risultati dell’indagine, pubblicati proprio sul New York Times:

  • I grandi portali, come Yahoo, Aol, Google, Microsoft, Facebook o MySpace, tracciano pesantemente le nostre navigazioni sui loro siti. Nell’arco di un mese Yahoo raccoglie in media 2.250 dati su un utente, MySpace 1.229, Aol 610, Google 578, Facebook 525 e Microsoft 355.
  • Yahoo sa moltissime cose su di noi e sulla nostra vita su Internet.
  • Noi, comuni mortali visitatori, non sappiamo assolutamente nulla su cosa viene raccolto e conservato da questi portali, e siamo ovviamente ignari di ciò che succede di questi dati successivamente alla loro raccolta.

Forse adesso possiamo seriamente iniziare a preoccuparci se quotidianamente, durante le nostre navigazioni, vediamo banner pubblicitari che soddisfano maggiormente, man mano che passano i giorni, le nostre esigenze di consumatori, e meno spot su prodotti o servizi che non ci interessano minimamente. Questa è una delle principali conseguenze del tracciamento dei nostri dati: realizzare pubblicità mirata per farci cascare più facilmente nel tranello degli acquisti di un prodotto rispetto un altro, o per condizionarci psicologicamente sui nostri acquisti futuri.

Cosa fare per difenderci? Staccare tutto e andare a vivere su una montagna? O tuffarci nelle meraviglie della società moderna su Internet, anche a rischio della nostra privacy? Voi cosa fareste?