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Disaster recovery fisico, virtuale e “in the cloud”

di Anna Fabi

Pubblicato 7 Ottobre 2010
Aggiornato 23 Aprile 2013 15:52

Le procedure di ripristino dopo un'emergenza possono oggi essere implementate su server fisici, su server virtuali o in the cloud. La vera sfida è armonizzare i tre ambiti.

Gentilmente riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Mauro Papini, country manager di Acronis Italia.

Negli ultimi anni le tecnologie di virtualizzazione e cloud computing sono state promosse come la panacea contro i problemi del settore IT; ora, in tempi di incertezza economica, è innegabile che entrambe siano in grado di aiutare le aziende a ottimizzare le infrastrutture server e storage già esistenti. Dal momento che tali tecnologie sono di nuovo in prima linea nel dibattito IT, analizziamo quali sono gli effetti reali che esse hanno in un contesto di backup e ripristino.

Negli ambienti aziendali odierni, si presentano tre differenti piattaforme su cui implementare strategie di disaster recovery: fisica, virtuale e cloud. Ognuna di esse mostra una serie di vantaggi e di svantaggi. Alcune organizzazioni sceglieranno di restare in ambito puramente fisico, altre accoglieranno la virtualizzazione, quelle più predisposte al rischio opteranno per una combinazione di piattaforme fisiche, virtuali e cloud.

In definitiva, il successo delle procedure di backup e ripristino si basa sulla disponibilità costante dei sistemi e sull’impatto che i tempi di inattività ad essi associati hanno verso l’esterno in termini di perdita di profitto e di clienti, indipendentemente dall’ambiente in cui dati e sistemi si trovano. Va tuttavia sottolineato l’interessante potenziale implicito dei servizi di virtualizzazione e cloud nel migliorare le problematiche, ormai note, del ripristino d’emergenza.

Nel caso delle PMI, il buon esito di un servizio sta nella capacità di garantire agli utenti facilità d’uso, convenienza e flessibilità, oltre alla possibilità di attuare rapidamente le misure previste per avere il minimo impatto possibile sulle attività aziendali. Tanto i servizi cloud quanto la virtualizzazione offrono questi vantaggi.

Ad esempio, i servizi di backup online (basati su tecnologie cloud) sono semplici da configurare e utilizzare, aspetto critico per i manager IT che hanno poco tempo da perdere. Bastano un computer, un browser e una connessione a internet. Una delle prospettive più interessanti per il futuro sarà la possibilità di utilizzare il cloud per superare gli ostacoli del backup basato su file.

Al momento, è difficile che le PMI abbiano le risorse sufficienti per disporre di datacenter propri. In futuro invece, grazie alla tecnologia cloud, le aziende potranno implementare una strategia completa di ripristino d’emergenza, a supporto dei piani di backup e ripristino fisici di cui dispongono internamente. Sarà questa combinazione ad offrire alle PMI la protezione definitiva, garantendo al contempo la gestione totale della continuità e della produttività aziendale. Vale a dire che in futuro sarà possibile eseguire da remoto backup e ripristini completi di file, applicazioni e sistemi operativi.

Per quanto riguarda invece il tema della virtualizzazione, si osserva nelle aziende l’abbandono di un modello secondo cui parte del budget doveva essere investito per acquistare server fisici, hardware e rack che venivano quindi installati nei server. Per l’intero processo erano necessarie almeno tre settimane. Oggi è sufficiente un semplice click, avviare la clonazione e aggiungere un nuovo server. Basta mezzora per essere completamente operativi. Inoltre, la tecnologia di virtualizzazione offre flessibilità e costi ridotti.

Viviamo sostanzialmente in un mondo ibrido. Quando i vantaggi offerti da questi tre pilastri verranno armonizzati, le strategie di disaster recovery evolveranno, sarà possibile gestire le transizioni intermedie tra i diversi ambienti e si comprenderà quale sia la combinazione migliore per ogni singola organizzazione. Non è detto che le tre piattaforme (fisica, virtuale e cloud) offrano necessariamente la soluzione definitiva ai punti deboli del ripristino d’emergenza aziendale, ed è anche impossibile prevedere quali cambiamenti verranno introdotti nei prossimi 10 anni. Tuttavia, portano indubbiamente le PMI nella giusta direzione offrendo flessibilità, opportunità di risparmio sui costi, possibilità di scelta ed efficienza, e rappresentano la soluzione più completa oggi disponibile sul mercato.