Gli italiani e la PA digitale

di Teresa Barone

6 Ottobre 2017 11:45

Quali innovazioni della PA hanno avuto presa sui cittadini e in quali settori il digital divide è ancora evidente.

Quale impatto hanno le innovazioni tecnologiche sulla Pubblica Amministrazione e sul rapporto con le imprese e i cittadini? Di questi e altri interrogativi si è parlato durante la prima giornata dell’Ey Capri Digital Summit 2017, evento che ha offerto la possibilità di fare il punto sull’innovazione digitale della PA e illustrare i contenuti del secondo quaderno Agi-Censis dal titolo “Il dilemma digitale, gli italiani, l’innovazione e la PA digitale”.

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L’indagine, che ha raccolto le opinioni di un campione di duemila italiani appartenenti a fasce anagrafiche differenti, sottolinea come i passi in avanti fatti dalla PA per ridurre il digital divide siano notevoli, tuttavia è solo il 34% dei cittadini a conoscere lo Spid, il sistema pubblico di identità digitale che permette un accesso semplificato ai servizi online della Pubblica Amministrazione.

Ammonta al 44%, inoltre, la percentuale di coloro che preferiscono ancora oggi interagire con il personale di sportello piuttosto che affidarsi alle schermate online.

Una maggiore partecipazione da parte della collettività, invece, sembrano avere i servizi digitali legati alla salute e al pagamento delle imposte, così come all’iscrizione a scuola e all’Università che ormai da qualche anno può essere effettuata esclusivamente online.

Per quanto riguarda l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il sistema Spid e la risorsa PagoPA, il documento sottolinea che:

«Sono tutte piattaforme molto importanti anche se ad oggi soffrono ancora di vari problemi, tra cui la scarsa diffusione reale all’interno della PA stessa. Molti enti sono oggi presenti su PagoPA in quanto hanno fatto l’adesione e hanno implementato un solo pagamento spontaneo solo per essere in regola con la norma. Stessa cosa con Spid il cui piano di penetrazione fra la popolazione procede molto a rilento. Gli utenti aspettano di avere più servizi accessibili attraverso Spid e gli enti aspettano il raggiungimento di una massa critica di utenti prima di adeguare i propri servizi. Questo circolo vizioso deve essere interrotto con delle azioni forti e mirate tese a incentivare l’uso di queste piattaforme già sostanzialmente mature e potenzialmente in grado di favorire a cascata tutta una serie di nuovi servizi digitali innovativi.»

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