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Maxi-emendamento alla Legge di Stabilità: incentivi e liberalizzazioni

di Noemi Ricci

Pubblicato 3 Novembre 2011
Aggiornato 18:06

Bocciato il decreto anti-crisi, il Governo ripiega con il maxi-emendamento alla Legge di Stabilità, deciso in CdM: liberalizzazioni e incentivi al lavoro, niente patrimoniale e tagli a pensioni.

Definita la bozza del maxi-emendamento alla Legge di Stabilità nel Consiglio dei Ministri straordinario sulle misure urgenti a sostegno dell’economia che il Governo italiano è chiamato ad attuare per uscire dalla crisi che sta investendo l’Europa intera: Silvio Berlusconi vola così a al G20 di Cannes con qualcosa in mano.

Per ora niente decreto anti-crisi, quindi, ma sì all’approvazione del maxi-emendamento alla Legge di Stabilità (previsto per il 4 novembre il sì al Senato). Solo dopo si lavorerà ad un successivo decreto e ad un disegno di legge.

Mentre l’emendamento omnibus alla Legge di Stabilità è atteso all’esame del Senato, il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, rassicura: «nessun prelievo sui conti correnti» e non sarebbero allo studio neanche interventi come la patrimoniale. Nel maxi-emendamento non si toccheranno alcuni dei temi più caldi del momento: le misure sulle pensioni e sul mercato del lavoro. Nè ci sarà spazio per condoni.

Dovrebbero invece rientrarvi una serie di misure sul lavoro che prevedono la semplificazione dei contratti di apprendistato e incentivi per l’assunzione di giovani disoccupati, il lavoro part-time, il telelavoro e l’occupazione femminile.

Sul fronte della liberalizzazione degli ordini professionali, nella bozza del decreto si prevede di avviare una riforma entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della Legge di Stabilità.

In una nota diffusa dal CdM si legge che il maxi-emendamento alla Finanziaria 2012 è stato approvato «a seguito degli indirizzi da parte della Banca Centrale europea e delle intese raggiunte nell’ultimo Vertice dell’Unione», così da recepire «sul piano normativo gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso».