Allarme Ocse: occupazione in Italia, troppi precari

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 15 Settembre 2011
Aggiornato 9 Dicembre 2021 09:36

L'occupazione giovanile in Italia? i dati Ocse rivelano che per il 50% domina l'impiego temporaneo, con una percentuale di lavoratori precari in aumento, così come la disoccupazione.

In Italia il mercato del lavoro è dominato da giovani precari: è la fotografia dell’Ocse a rivelarlo, nel suo Employment Outlook. Stando ai dati 2010, quasi la metà (46,7%) dei 15-24enni ha un impiego temporaneo, con un trend in crescita costante: 42,3% nel 2007; 43,3% nel 2008; 44,4% nel 2009.

Il ricorso ai contratti temporanei non ha avuto alcun effetto positivo sull’occupazione in Italia. Anzi, il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato a 27,9%, rispetto a una media ponderata dell’area Ocse del 16,7%.

Come sempre, i dati sulla disoccupazione giovanile peggiorano se si guarda alla componente femminile: 29,4%, contro il 26,8% dei colleghi uomini. Ma entrambi i fattori sono ben superiori alla media dei 34 Paesi Ocse del 15,7% e 17,6% rispettivamente.

In generale l’Ocse lancia l’allarme giovani: «bisogna fare di più per migliorare in modo durevole la situazione del mercato del lavoro per i giovani». Secondo le rilevazioni dell’organizzazione «nel primo trimestre del 2011 il tasso di disoccupazione per i giovani (15-24 anni) era del 17,3% nell’area Ocse, comparato al 7% per gli adulti (oltre i 25 anni)».

L’altro aspetto su cui riflettere è che nell’area Ocse 1 giovane su 8 tra i 15 e i 24 anni (12,6%) sia completamente inattivo (“Neet“), ovvero non va né a scuola né al lavoro. In più, ha sottolineato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria in occasione della presentazione dell’Employment outlook, questa percentuale «sta aumentando, stiamo andando nella direzione sbagliata». Gurria lancia un monito: la questione deve passare «in testa all’agenda politica», è necessario «affrontare l’ampio costo umano della disoccupazione, soprattuto per quello che non riescono a ed entrare con una posizione stabile nel mondo del lavoro, dev’essere una priorità».