Rischio insolvenza per il 10% delle imprese italiane

di Noemi Ricci

21 Dicembre 2010 15:30

Il 10% delle imprese italiane presenta un alto rischio di insolvenza nei prossimi 12 mesi, soprattutto tra le Pmi: solo il 5,66% è a basso rischio, soprattutto tra le aziende del Nord.

In barba agli sbandierati segnali di ripresa nel 2010, la crisi non sembra ancora scongiurata, né i suoi effetti sulle aziende: il 10% delle imprese italiane presenta una elevata probabilità di generare insoluti commerciali nei prossimi 12 mesi, stando a quanto emerso nell’analisi sul livello di rischiosità delle imprese italiane realizzata a novembre dall’sservatorio di CRIBIS D&B.

Il 10% circa (9,99%) delle imprese italiane presenta un livello di rischiosità alto, soprattutto tra le Pmi.

Nel 2010 il rischio insolvenza è aumentato del 9% anche per le imprese con un livello medio di rischiosità, che costituiscono il 45,95% delle aziende italiane. Le imprese con con livello di rischio medio-basso sono invece il 38,40%. Quelle con basso indice sono poche e in forte calo (meno della metà rispetto allo scorso anno): appena il 5,66%.

Non sorprende che le grandi aziende presentino rischi di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi al periodo di osservazione più bassi (6% alto rischio, 28% basso) rispetto alle piccole imprese (rischio elevato per il 9% e basso per il 5,04%).

Allo stesso modo non è una novità che al Nord Italia sia presente una concentrazione maggiore di imprese a bassa rischiosità (8%, due punti in più della media nazionale) ma anche una percentuale minore di imprese con rischiosità elevata: 6,16% al Nord Est e 7,93% al Nord Ovest.

Tutto l’opposto del Sud e Isole, dove sono ad alto rischio il 13,70% delle imprese e a basso rischio solo il 3,17%.

Bene, a livello settoriale, l’industria estrattiva e il comparto dei servizi finanziari, con il maggior numero di imprese a rischiosità bassa (oltre il 16%); il numero minore è presente nell’edilizia, con appena l’1,25% del totale. Male anche il commercio all’ingrosso con il 17% di imprese ad alta rischiosità, bene l’agricoltura con il 4,3%.

Un quadro che fa riflettere su quanto sia importante implementare adeguate politiche e procedure di risk management così da prevenire le inevitabili difficoltà che periodi di crisi come quello attuale portano con sé. Fondamentale anche un’oculata gestione del credito verso i clienti e della DSO (Day Sales Outstanding), ovvero una stima dei tempi necessari per incassare il credito.