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Pubblicità: il Digitale non salva dalla crisi

di Noemi Ricci

15 Febbraio 2013 17:30

Crolla il mercato della Pubblicità e anche l'Advertising Online fa fatica a compensare il calo degli investimenti: i dati Nielsen ed Agcom sull'andamento del mercato in Italia, dove emerge il Mobile.

Calano gli investimenti delle imprese su tutti i fronti, anche in ambito pubblicitario. E neppure il Web riesce a contrastare gli effetti della crisi economica globale.

Il mercato della Pubblicità, secondo Nielsen, è calato nel 2012 del 14,3% , scendendo sotto gli 8 miliardi di euro di fatturato. Il dato peggiore dagli ultimi 20 anni considerando i dati al netto dell’inflazione. L’Advertising Online a fatto comunque registrare un +5,3%, raggiunto però con notevole fatica.

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Interessante notare che uno dei canali più promettenti per la pubblicità è quello del Mobile, che rappresenta il 12% del mercato.

Basti considerare che in Italia, nonostante internet sia diffuso tra il 70% della popolazione, con circa il 48% di utenti attivi, quello degli smartphone è uno dei mercati con la maggior penetrazione. In più l’Italia è tra i primi Paesi al mondo come diffusione dei social media.

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I tagli ai budget pubblicitari sono stati praticati in tutti i settori, tranne quello del turismo/viaggi che è cresciuto del +5,1%). Calo drastico per alimentari, automotive e telecomunicazioni (-18%).

Gli inserzionisti in Italia sembrano però tenere come numero: -2,4% nel complesso, -0,4% sulla Tv e + 20% su Internet. In più “a gennaio 2013 non ci sarà un cambiamento del trend del mercato pubblicitario rispetto agli ultimi sei mesi del 2012″ spiega Alberto Dal Sasso, Advertising Information Services Business Director di Nielsen.

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A confermare questo quadro non esaltante ci sono anche i dati dell’Osservatorio sulla Pubblicità realizzato da AgCom, secondo cui parte del calo è dovuto al crollo in Italia della carta stampata.Secondo Nielsen i quotidiani registrano una flessione del -17,6%, i periodici del-18,4%, la TV del -15,3%, la Radio del -10,2% e il Cinema del -18,7%.

In questo scenario, c’è da dire che la dinamica negativa del settore non riesce ad essere adeguatamente compensato neppure dall’incremento dei ricavi della raccolta pubblicitaria digitale.