Class Action Apple: risarcimento per la garanzia

di Anna Fabi

10 Ottobre 2012 14:45

Presentata class action contro Apple per mancata trasparenza sulla garanzia dei prodotti: l'azione legale promossa da Federconsumatori e Centro Tutela Consumatori e Utenti è volta a risarcire i clienti che hanno pagato per un servizio di cui già godevano gratuitamente.

Class action contro Apple  per la mancata trasparenza in tema di garanzia sui prodotti: l’azione legale è promossa da Federconsumatori e Centro Tutela Consumatori e Utenti di Bolzano ed è volta a risarcire i consumatori che hanno pagato per un servizio che di cui avrebbero avuto diritto gratuitamente:

Garanzia Apple>> ecco le pratiche scorrette

Pubblicizzando la garanzia aggiuntiva del produttore per un ulteriore anno, Apple non metterebbe in evidenza che il consumatore UE gode già di un secondo anno di garanzia gratuita, come impongono le attuali norme comunitarie.
E qui scatterebbero le pratiche ingannevoli.

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A causa del “reiterato comportamento delle Aziende Apple di violazione della legge a tutela dei consumatori”, si legge nel comunicato stampa ufficiale, Federconsumatori e  CTCU “hanno deciso di presentare immediatamente una class action tramite il Prof. Avv. Massimo Cerniglia, coordinatore di un collegio di legale, al fine di ottenere per i consumatori il risarcimento di tutti i danni conseguenti ai comportamenti passati e presenti delle Aziende del Gruppo Apple”.

La normativa UE offre infatti 24 mesi di garanzia gratuita su ogni prodotto acquistato mentre, secondo l’allarme mosso nelle scorse settimane dalla Commissione Europea, Apple   trascurando di pubblicizzare tale garanzia a vantaggio del pacchetto a pagamento Apple Care, che estende di un anno il periodo di garanzia sui prodotti di Cupertino.

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Come noto Apple è già stata condannata al pagamento di un una multa da 900 milioni di euro comminata l’Antitrust italiana (Agcom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ma Apple sembra essere recidiva: secondo la Commissione UE Apple avrebbe  fatto ricorso a pratiche di marketing inaccettabili in 11 paesi, tra cui l’Italia.