Buzz Marketing: luci e ombre della "nuova frontiera"

di Stefano Besana

Pubblicato 4 Febbraio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

Negli ultimi tempi si parla spesso di Buzz Marketing. Cosa sia e di cosa tratti è infatti ormai cosa nota a tutti coloro che operano nel settore: buzz è il termine onomatopeico di origine anglosassone che sta ad indicare il gesto informale del passaparola, evidenziando la viralità  di questo nuovo strumento, tanto potente quanto difficile da gestire e da comprendere nelle sue complete specificità .

Il marketing virale (buzz o world of mouth che dir si voglia) si fonda sull’utenza.
Partendo dal basso – e non dall’azienda – ha quindi una forza estremamente forte e complessa ma anche difficilmente controllabile.

Le aziende a volte tentano di avviare campagne di questo tipo, alle volte con molto successo e fallendo clamorosamente altre. Si tratta di fare in modo che un prodotto venga valorizzato non dall’azienda stessa ma dai clienti, dalle persone che veramente impiegano e conoscono quel determinato bene o servizio.

Esempi di viral/buzz marketing sono veicolate molto spesso sul Web, dove reti sociali (Facebook, MySpace, etc) o i grandi canali di diffusione (YouTube) vengono ampiamente impiegati per la realizzazione di queste campagne.
Per chiarire le idee è sufficiente osservare il canale ufficiale creato dalla Coca Cola & Co. su Youtube (Can’s Professional – I professionisti della lattina) e osservare quanto “buzz”, ossia quanto passaparola si possa generare attorno ad un singolo prodotto.

Come si dice? Ne parlino anche male, purché ne parlino…

E’ innegabile che i vantaggi di tale strategia siano elevatissimi, ma bisogna anche fare attenzione nell’impiegarla.
Il nostro consiglio? Quello di valutare in maniera accorta se valga o meno la pena di investire in tal senso.

Esistono altre possibilità  per l’azienda? Altri settori che magari necessitano – al momento – di maggiore attenzione? Consideriamolo un’utilissimo valore aggiunto, ma non certo la base dalla quale partire per costruire una nuova immagine aziendale.

I tempi, per questo, non sono ancora sufficientemente maturi da noi in Italia. Certo è che iniziare a pensarci e a sperimentare costa davvero poco, per cui la soluzione del caso è forse quella di non lasciarsi prendere troppo dall’entusiasmo e di valutare attentamente ogni singolo aspetto.