SAP 2.0, esempio di knowledge sharing

di Massimo Furia

Pubblicato 2 Settembre 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

E’ ancora giovane di pochi mesi il progetto WikiSap, presentato ufficialmente alla stampa prima dell’estate da Augusto Abbarchi, Amministratore Delegato di Sap Italia.

L’obiettivo da subito dichiarato è quello di creare un raccoglitore di esperienza, conoscenza e innovazione. Attraverso un’applicazione web dello stampo dei più noti social network, SAP ha voluto creare una community di utilizzatori che facciano da collettore per un vero e proprio “interscambio virtuale con e per la comunità  business del bel Paese”.

L’inaugurazione del progetto ha aperto il dibattito ma, ancora di più, ha rinnovato il bisogno di riflettere sullo scottante tema del social network professionale e della conoscenza condivisa.

Non si tratta di una sfida qualunque.
Qualcuno potrebbe punzecchiare e provocare, dicendo: “bella idea per risparmiare denari aziendali in ricerca e sviluppo”.
Perché no? Sarebbe sbagliato oppure semplicemente lungimirante?
Personalmente opto per la seconda ipotesi.

La sfida è quella di saper aprire le porte con grande umiltà  a tutti coloro che, quotidianamente – perché manager, consulenti, sviluppatori o utilizzatori – hanno un’esperienza preziosa da mettere sul tavolo.
Aprire queste porte significa, per un’azienda, mettersi anche nella condizione di ricevere critiche (più o meno costruttive) e di rispondere a queste critiche in modo responsabile e non evasivo.

E’ la nuova frontiera della relazione con il cliente, dell’orientamento allo stesso e di una nuova skill aziendale: la condivisione di conoscenza.

Non come si è intesa fino ad oggi, basata su software che girano sulla intranet o su best pratices che vengono passate di mano in mano all’interno di pen-drive, ma pur sempre tra le mura dell’azienda. Si tratta di un nuovo livello di partecipazione di coloro che sono all’esterno delle nostre mura e che sono il vero tesoro a nostra disposizione.

Ben inteso, questo non è un elogio gratuito a SAP ma, semmai, alla scelta coraggiosa e che dovrebbe essere d’esempio anche alle nostre Pmi per guardare al di là  della propria mentalità  spesso chiusa e diffidente. Per vincere la paura che “la concorrenza ci spii” o che ci rubi qualcosa.

Tutto ciò che mettiamo in vendita può essere comprato dai nostri competitor, smontato e copiato in tutte le maniere. Anche se si tratta di servizi.

Il punto è capire che con un’operazione di social marketing come quella di SAP possiamo trarre almeno tre vantaggi:
– fidelizzare la clientela dandole l’opportunità  di dire la propria e di metterci a confronto (lo farebbe comunque)
– scoprire cosa funziona effettivamente e cosa no nei nostri prodotti
– arrivare a migliorare le caratteristiche o i processi che le governano senza attendere che il nostro reparto R&D trovi il tempo di dedicarsi a questa cosa

E’ vero, ci vuole forse un po’ di coraggio e di umiltà .
Ma se lo fa SAP allora, forse, possiamo sperare in un knowledge sharing intelligente anche per le Pmi.