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Corsi d’aggiornamento: de-formazione professionale?

di Ferdinando Cermelli

Pubblicato 30 Aprile 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 19:33

Costruisci la tua centrale termonucleare: corso teorico pratico per principianti. Durata cinque giorni.“.. Ormai mi aspetto proposte formative coerenti con messaggi commerciali di questo tipo, ovvero irrealizzabili!

Certo, occorre distinguere e focalizzare sui reali obiettivi del corso, per non rischiare di fare di ogni erba un fascio.

Da un lato ci sono i corsi miranti ad una certificazione (ECDL, EUCIP, MOC, CCNA, LIC, PMP) il cui obiettivo è di realizzare un momento formativo in cui il partecipante acquisisce nozioni e indicazioni per sostenere un esame. Tra i due momenti (il corso e l’esame) c’è una fase di studio che può durare anche diversi mesi. Fin qui tutto bene.

Diverso invece il discorso per i corsi di qualificazione professionale, in cui un’azienda o un professionista necessitano di competenze utilizzabili nell’immediato: sistemi operativi, sicurezza informatica, tecnologie di rete, linguaggi di programmazione, etc. Qui i tempi dovrebbero essere ben strutturati e in linea con i livelli di competenza perseguiti.

Purtroppo, sembra che i due “mondi” si siano sovrapposti, e così troviamo programmi di corsi che promettono in un tempo estremamente compresso nozioni che richiederebbero invece una strutturazione ben distribuita.

Dove sono finiti quei bei corsi suddivisi in basico, intermedio ed avanzato?

Ora sembra che esistano solo corsi unici, che in tre giorni trasformano un principiante in un guru della materia.

Vengono presentati e proposti percorsi formativi i cui contenuti richiederebbero piuttosto l’impegno e il tempo di un intero corso di laurea, per i quali si garantisce il raggiungimento degli obiettivi prefissati in appena cinque giorni.

Viene da chiedersi dove sia il fraintendimento:

  • chi crea il programma ha i piedi per terra?
  • i commerciali che propongono tali prodotti sanno cosa vendono?
  • chi compra ha idea di quali siano i propri bisogni?

Intanto una cosa è certa: i corsi aventi come fine la certificazione non possono e non devono sostituirsi ai corsi che hanno come obiettivo la riqualificazione del personale nell’ambito lavorativo.

Per fare un esempio in ambito informatico, un linguaggio di programmazione – sia esso C#, Java o C++ – o un corso su sistemi operativi come ad esempio Solaris, Ubuntu o RedHat necessitano di momenti formativi strutturati nel tempo, con livelli di difficoltà  commisurate alle effettive competenze raggiunte. Lo stesso vale per ogni settore e per qualsiasi corso (Ambiente, Qualità , Sicurezza, Management).

Il problema è che si scontrano differenti esigenze:

  • le aziende che necessitano di personale aggiornato,
  • i professionisti che devono presentarsi con competenze documentate,
  • i formatori che devono vendere a prezzi ragionevoli prodotti competitivi.

Come da queste differenti necessità  scaturiscano corsi dai contenuti universali espletati in tempi complessi garantendo il raggiungimento di obiettivi irreali, è fin troppo evidente ma assolutamente controproducente.

Il noto proverbio recita che “Roma non è stata fatta in un giorno”. Qualcuno dovrebbe esplicitarlo spiegando che una professione non si costruisce in cinque giornate di formazione.