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Riforme: pensioni di anzianità a rischio?

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Settembre 2011
Aggiornato 13 Dicembre 2011 20:12

Dopo Brunetta, anche il ministro Meloni si scaglia contro le pensioni di anzianità, che diverrebbero a rischio abolizione: si applichi il contributivo, con nna legge costituzionale a vantaggio delle pensioni future dei giovani.

Non solo colpire i privilegi come le pensioni d’oro, calcolare con il sistema contributivo gli assegni delle pensioni di anzianità, quelle che «i giovani con l’innalzamento dell’età pensionabile si possono sognare»: è un fiume in piena Giorgia Meloni, ministro per la Gioventù, che ha lanciato una proposta innovativa: introdurre in Costituzione l’obbligo di valutare l’impatto di tutte le misure sulle generazioni future.

Si fa riferimento al ddl costituzionale che il Governo ha approvato al fine di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione.

Sulla manovra finanziaria bis in via di approvazione in Parlamento, il ministro rilancia su uno dei temi più caldi del provvedimento: la riforma delle pensioni.

Andiamo con ordine. «A mio parere – spiega la Meloni – bisognerebbe introdurre in Costituzione un altro principio di equità: quello della verifica dell’impatto dei provvedimenti a lungo termine». Un meccanismo che «eviti che si prosegua nell’esercizio in cui si sono distinte le ultime generazioni: scaricare il peso di ogni provvedimento su quelle successive».

La politica dovrebbe pensare a sostenere «le famiglie, la natalità, la casa, gli strumenti per l’impiego», mentre dovrebbe colpire «diritti e privilegi che non possono considerarsi definitivamente acquisiti». Come appunto le pensioni d’oro e pensioni di anzianità, sulle quali secondo il ministro «si potrebbe applicare il contributivo».

La Meloni precisa che il provvedimento dovrebbe valere anche per i parlamentari.

Sempre in tema di pensioni, era intervenuto nei giorni scorsi anche un altro esponente del Governo, il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, schierandosi con decisione a favore dell’eliminazione delle pensioni di anzianità

Secondo Brunetta, è stata la contrarietà della Lega ad impedire che questo avvenisse: «l’eliminazione definitiva delle pensioni di anzianità sarebbe già stata realizzata se Umberto Bossi non si fosse messo di traverso». Comunque, secondo il ministro, è solo questione di tempo: «ci arriveremo: manca un ultimo miglio».

Insieme alla delega per la riforma fiscale e assistenziale, conclude il ministro, si potrebbe inserire anche quella previdenziale, «per mettere ordine all’intero sistema».

Anche perchè la riforma pensionistica e in genere la sostenibilità del welfare, secondo Brunetta, sono «al 95%» e «il 5% che manca è l’eliminazione definitiva delle pensioni di anzianità».