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Pignorabilità stipendio e pensione: serve una regola

di Barbara Weisz

Pubblicato 18 Aprile 2013
Aggiornato 19 Aprile 2013 14:09

La legge impedisce di pignorare oltre un quinto di stipendio o pensione, ma quando il Fisco arriva al conto corrente non distingue la provenienza delle somme: Befera chiede regole precise.

Da più parti si chiede una soluzione che dia certezza normativa al fatto che il Fisco non possa pignorare stipendi e pensioni oltre il limite di un quinto fissato dalla legge: c’è stata una richiesta in questo senso da parte della deputata del Pd Donata Lenzi, e lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, riconosce la necessità di stabilire una regola.

E’ utile fare subito una precisazione: non c’è nessuna legge che prevede la possibilità di pignorare il 100% di stipendi e pensioni. Anzi, il Dl 16/2012 (semplificazioni fiscali), diminuisce il limite di pignorabilità, precedentemente di un quinto, prevedendo la seguente rimodulazione:

  • un decimo per stipendi, pensioni o altre indennità derivanti dal rapporto di lavoro fino a 2500 euro.
  • un settimo per stipendi, pensioni, altre indennità da 2500 a 5mila euro.

Dunque, il limite di pignorabilità in realtà resta a 5mila euro solo per gli stipendi superiori ai 5mila euro, in tutti gli altri casi è più basso.

La questione nasce dal fatto che in teoria questo vale solo nel caso in cui il pignoramento avvenga direttamente alla fonte, cioè il datore di lavoro o l’ente di previdenza che eroga la pensione. Se invece il Fisco pignora somme presenti sul conto corrente, non riesce a distinguere fra stipendio e altri introiti, e quindi può effettivamente succedere che vengano pignorate parti di stipendio o di pensione superiore ai limiti di legge (leggi qui).

Il fatto che il Salva Italia (Dl 201/2011), abbia previsto il tetto di mille euro ai contanti, obbligando per esempio i pensionati che prendono assegni superiori a questa cifra ad aprire un conto, ha sollevato preoccupazioni anche relative alla pignorabilità di questi redditi.

Risultato: nel corso dell’audizione del direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera alle commissioni della Camera sul decreto che sblocca i debiti della PA (leggi l’audizione di Befera), alcuni parlamentari hanno chiesto ufficialmente alle Entrate di non pignorare il quinto dello stipendio.

Befera ha definito il problema «serio», e ha spiegato che non si può pignorare più dei limiti di legge su stipendio e pensione, aggiungendo che però, in effetti, l’Agenzia delle Entrate non sa, quando va su un conto corrente bancario, se c’è stipendio, e ha concluso che «bisogna intervenire e stabilire una regola».

Il direttore dell’Agenzia ha anche rassicurato sul fatto che, in generale, al momento «Equitalia ha rallentato la propria attività ed effettua solo azioni mirate di recupero e non generalizzate».