Condoni edilizi: archivi digitali contro l’illegalità

di Teresa Barone

23 Novembre 2015 09:16

Archivi digitali negli uffici che gestiscono i Condoni edilizi per favorire trasparenza e legalità.

La digitalizzazione degli archivi a disposizione degli uffici preposti alla gestione dei Condoni edilizi potrebbe rappresentare un valido aiuto per contrastare pratiche illecite, favorendo chiarezza e trasparenza: lo afferma Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, in riferimento alle dichiarazioni rilasciate dall’ex assessore alla Legalità Alfonso Sabella, in audizione alla Commissione parlamentare Antimafia.

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«La denuncia di Alfonso Sabella – afferma Simoncini – su quanto sarebbe accaduto nell’ufficio condoni edilizi del Comune di Roma evidenzia criticità note da tempo agli addetti ai lavori. Tutte le strutture di questo tipo, non solo quella della Capitale, autorizzano in deroga alla legislazione vigente e hanno un potere assai elevato: i tecnici dei Comuni si trasformano a volte in una vera e propria casta, con la conseguente tentazione di piegare alla propria discrezionalità procedure che dovrebbero essere rigorose. La risposta più efficace non può che venire dall’adozione di nuovi sistemi: ne esistono sul mercato già di collaudati, che prendono le mosse innanzitutto dalla completa digitalizzazione degli archivi».

È sempre Simoncini a fare il punto sulla situazione della Capitale: le pratiche ancora da istruire, stando ai dati del Centro Studi Sogeea, sono circa 213mila: 108.600 relative al Condono del 1985, 30.200 al 1994 e 74.200 al 2003. Il blocco delle procedure genera un mancato incasso pari a circa 360 milioni di euro per il Comune di Roma, e di 50 milioni per la Regione Lazio.

«Trasformando le pratiche da cartacee in digitali si scatta una fotografia con data certa dell’archivio, una sorta di marca temporale: la zona grigia in cui regna il ‘metti-togli’ all’interno dei singoli fascicoli viene spazzata via. A quel punto, le pratiche possono essere lavorate da remoto e con procedure standard atte a garantire trasparenza e rapidità. I costi per mettere in piedi un sistema del genere verrebbero ammortizzati incassando più celermente gli oneri concessori oppure affidando la gestione a un partner privato, pagato a percentuale solo una volta che l’Amministrazione ha incassato l’onere. Soprattutto a Roma, dove il sistema Sicer si è rivelato privo della necessaria efficacia, bisognerebbe pensare a un deciso cambio di passo».

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