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Crisi Governo: Legge Stabilità 2017 a rischio

di Barbara Weisz

Pubblicato 5 Dicembre 2016
Aggiornato 11 Luglio 2017 11:59

Vittoria del no al referendum, crisi di Governo, dimissioni di Renzi dopo l'approvazione della Stabilità 2017: nuovo calendario e conseguenze sul testo della Legge di Bilancio.

Il dopo referendum

«In questi giorni il Governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona Legge di Stabilità che verrà approvata al Senato e per assicurare il massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto»:

nell’annunciare le dimissioni il premier Matteo Renzi ha assicurato l’impegno sulla manovra economica 2017. E’ questa la prima considerazione che si può proporre a quanti si chiedono quali potrebbero essere le prime, concrete, conseguenza della crisi di Governo sulle leggi ancora in fase di approvazione, dalla Riforma Pensioni agli incentivi per le imprese.

Si può anche aggiungere che ci sono alcune misure blindate: tutte quelle inserite nel Decreto Fiscale già trasformato in legge, quindi rottamazione cartelle Equitalia, voluntary disclosure bis, riforma Studi di Settore, incremento del Fondo di Garanzia PMI. Per il resto, la crisi di Governo apre margini all’incertezza.

Crisi di Governo

Un brevissimo riassunto delle ultime ore: il referendum costituzionale ha visto una vittoria schiacciante del no con circa 20 punti di vantaggio, il premier Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni dopo un ultimo Consiglio dei Ministri. Mattarella ha chiesto e ottenuto il congelamento delle dimissioni al dopo “messa in sicurezza” al Senato della manovra. Poi darà inizio alle consultazioni dalle quali dovrà uscire la soluzione a una crisi di Governo che molti non esitano a definire sistemica. Renzi bis? Governo Tecnico? Guidato da chi?

Nell’attesa delle riposte, l’unica certezza al momento è che l’esito del referendum apre una campagna elettorale che promette di essere lunga se la legislatura è destinata a durare fino al 2018, e che inizia con una Legge di Stabilità a metà strada, da approvare nel giro di qualche settimana.

Manovra 2017

Cerchiamo di capire come potrebbe evolversi l’iter della Legge di Bilancio. Lavori parlamentari di nuovo al via dal 6 dicembre a Palazzo Madama, davanti a un governo quasi dimissionario. Commissione Bilancio convocata per le 12:00, l’Aula di Palazzo Madama alle 13:00 si riunisce per le comunicazioni del Presidente sul nuovo calendario lavori, fissato dalla conferenza dei capigruppo. In pratica, l’approvazione in Senato della Legge di Bilancio 2017 si accompagnerà dal dipanarsi della crisi di Governo.

=> Guida alla Legge di Stabilità 2017

Misure a rischio

Pensioni

L’impianto di fondo della Riforma Pensioni non è al centro di dibattito e sembra quindi destinato a essere confermato. APE sociale: forze interne alla maggioranza – che hanno appoggiato il “no” e che sostengono un’allargamento della platea dei lavoratori impiegati in mansioni usuranti – potrebbero ottenere in Senato di poter conteggiare ai fini del requisito (36 anni) anche i periodi di contribuzione figurativa. Altre richieste che potrebbe essere presentate in Senato: ulteriore ampliamento dell’ottava salvaguardia esodati (già passati da 27.700 a 30.700 in fase di emendamenti); cumulo contributi possibile ai fini del raggiungimento dell’Opzione Donna (emendamento non passato); paletti meno rigidi per i lavori usuranti; rinnovo dell’indennizzo di chiusura attività per i commercianti, che consente di percepire un trattamento fino alla maturazione della pensione (la misura scade il 31 dicembre 2016).

=> Riforma Pensioni: il testo approvato

Imprese e lavoro

Il taglio IRES al 24% è blindato perché già previsto dalla manovra 2016. Si può immaginare che, in segno di continuità, non ci siano problemi per il debutto IRI al 24% previsto dalla Stabilità 2017. I vari incentivi fiscali per le imprese (ammortamenti, credito d’imposta) sembrano largamente condivisi e non si attendono sorprese.

=> Tasse imprese 2017: IRI, IRES e IRPEF a confronto

Fra i capitoli aperti, le misure per le Partite IVA: dal Decreto Fiscale è stato eliminato all’ultimo momento un provvedimento che consentiva l’imposta forfettaria al 27% per i contribuenti in regime dei minimi che sforano il tetto di reddito; non si esclude che la misura possa essere ridiscussa in Legge di Stabilità.