E-government: cosa chiede il sistema produttivo alla PA?

di Mario Massarotti

Pubblicato 7 Maggio 2008
Aggiornato 7 Febbraio 2023 15:57

E-government a servizio di utenti, cittadini e imprese. Un approccio strategico che si traduce in politiche, servizi e interazioni fra istituzioni e sistema produttivo, da tutti considerato carta vincente per rendere davvero innovativo ed efficace il rapporto tra amministrazioni, cittadini e imprese.

Ma si tratta realmente di uno scenario in crescita? La domanda è d’obbligo, soprattutto se pensiamo al valore strategico che tali interazioni giovano per le piccole e medie imprese, fortemente condizionate dalle opportunità  di servizio fornitele loro.

Seppure si parli di semplificazione amministrativa e digitalizzazione dei documenti da circa dieci anni, esistono ancora pesanti differenze territoriali che non permettono di estendere agevolmente a tutti, Pmi comprese, l’applicazione del diritto ad un servizio efficace.

Il destino del sistema produttivo, la sua strategia e l’abbattimento dei costi dipendono dall’ottimizzazione del tempo che è proprio del collegamento diretto con la PA e la riduzione delle lungaggini burocratiche, certamente legate anche ad una ridefinizione dei ruoli e della maggior preparazione professionale degli addetti.

Il grado di interattività  tra tessuto economico e amministrativo permetterà  anche al nostro Paese di compiere un significativo salto di qualità  verso la cosiddetta e-democracy, cioè la promozione di progetti di utilizzo delle tecnologie ICT come strumento per promuovere la partecipazione dei cittadini e delle imprese alla vita delle amministrazioni pubbliche ed alle loro decisioni.

Un impegno istituzionale apprezzabile è già  rappresentato da un portale che orienta le imprese all’utilizzo dei servizi online della Pubblica Amministrazione, con informazioni quali adempimenti, fisco, risorse umane, leggi, ambiente, economia.

L’Italia tenta di farsi strada nella nuova cultura telematica che punta, del resto, a raggiungere standard prefissati a livello europeo. La prima e più grande iniziativa legata alla nuova agenda di Lisbona (Giugno 2005), denominata “i2010 – A European Information Society for Growth and Empolyment”, assume come uno dei pilastri fondamentali il miglioramento dei servizi pubblici e della qualità  di vita, impegnando direttamente gli Stati membri nella modernizzazione e innovazione tecnologica della PA, ed in particolare in piani capaci di realizzare un salto quantitativo e qualitativo nell’e-government.

Ciò significa assumere un modello di qualità  dei servizi che veda fra i suoi attributi misurabili la riduzione dei tempi di attesa, la semplificazione e l’abbattimento delle barriere di accesso, la disponibilità  tempestiva del servizio e la univoca referenza di responsabilità .

Ma cosa chiedono oggi le imprese alla PA nel vasto quadro delle iniziative di e-government? Ammodernamento dell’enorme patrimonio tecnologico della PA (terminali, impianti, reti, basi di dati e sistemi software), azioni per sviluppare nuove reti a larga banda wireline e wireless su tutto il territorio, nuovi servizi, applicazioni e contenuti online con l’utilizzo delle tecnologie innovative emergenti (Wi-Max, Mobile, IP Multimedia Subsystem, RFID, P2P, Biometria, etc.), che devono essere ispirati all’attuazione di direttive generali: facilitare la comunicazione tra le PA a livello territoriale; raccogliere e riutilizzare il patrimonio informativo; riorganizzare l’ingresso e l’elaborazione dei dati; ampliare lo stato di sicurezza del trattamento dei dati; migliorare ulteriormente i servizi a beneficio del sistema produttivo.