Tassazione rendite finanziarie: alternativa al piano di Matteo Renzi

di Nicola Santangelo

Pubblicato 28 Marzo 2014
Aggiornato 5 Maggio 2023 18:24

Il governo punta a ridurre l’Irap aumentando la tassazione sulle rendite finanziarie. Si ha la ragionevole certezza che a pagare saranno ancora una volta i piccoli risparmiatori. Dal prossimo mese di maggio, infatti, gran parte dei prodotti finanziari saranno tassati al 26%, sei punti percentuali in più rispetto ad oggi.

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Si tratta di azioni, obbligazioni societarie, conti correnti e conti deposito. Ossia tutti gli strumenti utilizzati dai piccoli risparmiatori. Ma una soluzione alternativa che permette di salvaguardare i piccoli risparmiatori ci sarebbe. E vorremmo suggerirla al primo ministro.

L’aumento delle rendite finanziarie voluto dal governo Renzi proietta la sua ombra sui piccoli risparmiatori, dicevamo. Su di loro, infatti, graverà maggiormente il peso della nuova tassazione su azioni, obbligazioni societarie, conti correnti e conti deposito. Si potrebbe pensare a parcheggiare i propri risparmi nei titoli di stato, Bot e Btp per intenderci, ma hanno un rendimento talmente basso che, in alcuni casi, non copre neppure l’inflazione.

Secondo il premier Matteo Renzi, l’ulteriore aumento della tassazione delle rendite finanziarie sarebbe l’unica soluzione per ridurre l’Irap alle imprese e, probabilmente, è la verità.

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Ma perché non provare a tutelare i piccoli risparmiatori? La tassazione sulle rendite finanziarie era già stata vista al rialzo qualche anno fa da Mario Monti con l’introduzione dell’imposta di bollo sui dossier titoli via via aumentata fino a raggiungere l’aliquota del 2 per mille, l’introduzione della Tobin Tax, l’aumento della tassazione dal 12,50% al 20% e adesso dal 20% al 26%. Per non parlare, poi, delle commissioni bancarie che sembrano poca cosa ma che incidono proporzionalmente all’importo investito. In questo modo quei risicati guadagni derivanti dagli investimenti dei piccoli risparmiatori diventano ancora più limitati con il rischio concreto e paradossale di vederli azzerati.

Si potrebbe, allora, studiare un sistema di tassazione per scaglioni, con aliquota progressiva partendo con una aliquota pari al 12,50% per rendimenti non superiori a 8.000 euro annui. L’imposta crescerà con l’aumentare dei rendimenti: da 8.000 a 15.000 euro l’aliquota potrebbe essere del 20%; da 15.000 a 50.000 l’aliquota potrebbe essere del 27%; per importi superiori l’aliquota potrebbe essere del 35%. Volendo si potrebbe pensare anche ad una quota esente per aiutare i micro risparmiatori. E’ solo un’idea, spetterà al governo trovare il modo di metterla in atto.