Studi di settore: ecco come il Fisco valuta i ricavi presunti

di Nicola Santangelo

13 Ottobre 2011 12:00

Gli studi di settore non sono altro che una valutazione statistica dell'ammontare dei ricavi riferibili ad un'attività  economica, in funzione di vari fattori produttivi impiegati per lo svolgimento dell'attività  d'impresa o professionale.
In particolare, sulla base dei fattori produttivi impiegati, si ritiene possa essere valutata con particolare attendibilità  la capacità  di produrre ricavi destinati ad alimentare la base imponibile che, come noto, rappresenta l'entità  su cui si calcolano le tasse.

Ad avere il potere di procedere all'elaborazione di appositi studi di settore per i vari settori economici è l'Agenzia delle Entrate la quale avvia una complessa procedura di formazione. Si tratta, in pratica, di elaborare e interpretare una serie di dati e di informazioni in proprio possesso, o comunque provenienti dal Ministero delle Finanze, dagli Ordini professionali e dalle Camere di Commercio, e definire differenti classi di contribuenti, tecnicamente chiamate cluster, distinte in funzione di ciascuna tipologia di attività  economica.

I fattori produttivi impiegati nell'attività  di ciascun cluster vengono valorizzati secondo un determinato coefficiente in modo da ottenere un valore che esprime il volume di ricavi riferibili alla medesima attività  economica.

Informazioni e dati che dovranno essere comparati sono prettamente attinenti all'attività  svolta dal contribuente. Si tratta, in pratica, di elementi che caratterizzano principalmente l'attività  vera e propria: descrizione dell'attività  economica; comune, provincia o regione in cui è localizzata l'attività ; ricavi dichiarati; numero dei dipendenti. Altri, invece, sono dati meramente contabili: esistenze iniziali; rimanenze finali; acquisti; costi della produzione; valore dei beni strumentali e relative quote di ammortamento. Infine si fa riferimento anche a dati sociali: livello di scolarizzazione; benessere; sviluppo economico; servizi; infrastrutture; tasso di imprenditorialità .

Dall'applicazione di tale procedura lo Studio di settore svilupperà  un volume di ricavi puntuale e un volume di ricavi minimo. Il primo rappresenta l'esatto valore che le imprese appartenenti a quello specifico cluster dovrebbero realizzare; il secondo, invece, rappresenta l'ammontare minimo di ricavi riferito alle medesime imprese. Qualora il volume dei ricavi dichiarato in sede di dichiarazione dei redditi dall'impresa rientri fra i due volumi di ricavi, la dichiarazione presentata è considerata congrua. Qualora, invece, il contribuente dichiari ricavi inferiori al volume minimo sarà  possibile, da parte degli uffici tributari, operare un accertamento.

Prima di essere operativi, gli Studi di settore devono essere sottoposti al parere di una Commissione di esperti istituita con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze, la quale dovrà  esprimere un giudizio circa l'idoneità  dello strumento a rappresentare la realtà  economica. Ogni Studio di settore che riceve un giudizio positivo sarà  introdotto da decreto ministeriale il quale dovrà  dettare anche le regole specifiche di attuazione.