Italia seconda per PMI innovative

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 21 Aprile 2015
Aggiornato 24 Settembre 2015 12:58

Il report CNA-Symbola che evidenzia come l'Italia primeggi in Europa in quanto a grado di innovazione nelle PMI.

Si moltiplicano le PMI innovative in Italia, tanto che il nostro Paese risulta il secondo in Europa per numero di piccole e medie imprese innovative, dopo la Germania. A rivelarlo è lo studio  CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa) e Fondazione Symbola, intitolato “Le PMI e la sfida della qualità: un’economia a misura d’Italia”. Per dirla in numeri:

  • in Germania ci sono 90.395 PMI che hanno introdotto innovazioni di processo o di prodotto;
  • in Italia ce ne sono 65.481;
  •  il Regno Unito segue a distanza con 44.623 PMI innovative;
  • in Francia ce ne sono 37.924;
  • in Spagna 24.159.

 PMI innovative: guida agli incentivi

Nel dossier, che rielabora dati Eurostat, Istat, Un-Comtrade e rapporti della Fondazione Symbola, viene precisato:

“Di quelle oltre 65 mila imprese, quasi 54 mila, cioè più dell’80%, hanno meno di 50 addetti: segno evidente che le dimensioni delle nostre PMI non sono affatto un ostacolo all’innovazione”.

Il documento evidenza poi come l’Italia risulti seconda solo alla Germania anche in termini di classifiche UE per i brevetti comunitari di design:

“Dopo la Germania – che nelle 32 classi di brevetti di design europei arriva sempre prima, seconda o terza per numero di progetti depositati – l’Italia è il Paese che fa meglio di tutti gli altri vicini europei, piazzandosi sul podio in 22 classi. Francia e Regno Unito si fermano, invece, a 16. Inoltre la nostra vocazione creativa appare estremamente diffusa: oltre il 60% delle aziende dichiara di aver impiegato il contributo di professionalità strettamente collegato al mondo della creatività. E ciò vale anche per il 58% delle piccole imprese: una quota, pienamente sovrapponibile al resto delle aziende, che testimonia della capacità innovativa delle nostre PMI”.

Start-up e PMI innovative: il confronto