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Manovra bis: Robin Tax per imprese delle Rinnovabili

di Noemi Ricci

2 Settembre 2011 14:30

L'estensione della Robin Tax alle rinnovabili getta ancora una volta il settore nell'incertezza. Dopo la bufera del Conto Energia, una nuova stangata è in arrivo per la green economy italiana.

La Robin Tax andrà a incidere anche sulle imprese del settore delle energie rinnovabili. Nessun ripensamento del Governo, che invece continua a far soffiare aria di tempesta per la Green Economy italiana, dopo la bufera di quest’anno legata agli incentivi previsti dal Conto Energia arrivano ora le norme contenute nell’ultimo decreto anti-crisi, la manovra finanziaria bis.

Sembra infatti confermata l’estensione dell’imposta IRES sul reddito d’impresa – imposta sulle società dell’energia – anche al settore delle energie verdi.

Ed è subito scattata la polemica da parte degli imprenditori, che hanno visto modificare le regole in corsa sei volte nell’arco di 18 mesi.

«Siamo sconcertati, troppa confusione, non si può lavorare in queste condizioni», ha dichiarato l’imprenditore Averaldo Farri dell’impresa Power One specializzata in inverter fotovoltaici: «a marzo 2010 avevamo il II° conto energia, a maggio 2011 è stato varato il decreto salva Alcoa che ha esteso le condizioni del II° conte energia al giugno 2011, ad agosto 2010 è stato varato il III° conto energia che avrebbe dovuto entrare in vigore a luglio 2011, a marzo 2011 è intervenuto il decreto ammazza rinnovabili, a maggio 2011 è stato varato il IV° conto energia che entrava in vigore a luglio 2011, con però un’estensione del III° conto energia fino a fine agosto 2011 per color i quali avevano cominciato gli impianti in gennaio e febbraio 2011, ad agosto 2011 si introduce la Robin Tax su un sistema incentivante che a maggio era già stato tagliato del 30%».

Tutto questo sta creando un clima di incertezza che non permette agli imprenditori di pianificare investimenti, assunzioni, politiche industriali e commerciali.

Eppure, ricorda Farri, «solo l’IVA sul fotovoltaico ha fruttato allo Stato almeno 1 miliardo di euro nell’anno 2010», in più «il sistema ha creato 35 mila nuovi posti di lavoro in due anni» ed è attualmente «la sola industria che cresce e che dà prospettive di lungo termine al settore energetico italiano».