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Tasse: IRPEF e burocrazia spingono i fallimenti

di Noemi Ricci

16 Settembre 2013 09:16

In Italia la pressione fiscale sulle PMI è pari al 68,3%, l'IRPEF continua ad aumentare incidendo anche sui consumi e 100mila imprese hanno chiuso: l'analisi Confesercenti - Cgia di Mestre.

Pressione fiscale

La pressione fiscale sulle imprese italiane pesa per 55%, salendo addirittura al 68,3% per le PMI, un macigno che ha costretto alla chiusura centomila realtà che negli ultimi diciotto mesi non sono riuscite a sostenere le alte tasse da pagare e la troppa burocrazia.Nei prossimi 3 mesi saranno 187 gli adempimenti fiscali a carico di imprese e famiglie per un valore di 100 miliardi di euro, al netto di IRPEF e IVA. A lanciare l’allarme sono stati Confesercenti e Cgia di Mestre. Praticamente lo Stato è il socio di maggioranza delle imprese, ha evidenziato il presidente di Cofesercenti Marco Venturi in occasione del meeting dell’Associazione: «un prelievo che ci porta nettamente sopra l’effettiva media europea, oltre a subire quell’abusivismo diffuso che non paga tasse e non ha vincoli di regole ed adempimenti».

IRPEF

Tra le tasse quella che ha mostrato gli aumenti più preoccupanti è l’IRPEF: dai +89 euro per coloro che hanno redditi di 20 mila euro ai +284 euro dei redditi da 60 mila euro, a partire dal 2010 ad oggi. Una situazione che è il risultato dei mancati rimborsi dallo Stato ai Comuni e dei mancati incassi IMU a partire dal 2013, prospettiva che ha spinto gli Enti locali a puntare sul rincaro di altre tasse, come le addizionali IRPEF. E dal prossimo anno si preannuncia una situazione ancora peggiore: scopri gli aumenti IRPEF Comune per Comune. «Quest’anno gli Enti locali hanno tempo sino al 30 novembre per decidere le aliquote dei tributi e delle tariffe comunali. Sono molteplici le incertezze e le problematiche che i sindaci devono affrontare. Per l’anno in corso sono 40 i Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato l’aliquota. Undici l’hanno aumentata e gli altri 29 hanno confermato l’aliquota del 2012 che in 13 casi era già stata innalzata al livello massimo dello 0,8%. L’aumento della tassazione locale è diventato ormai una costante che caratterizza la politica fiscale degli Enti locali. Lo Stato risparmia tagliando i trasferimenti, le Regioni e i Comuni si difendono alzando il livello delle imposte per mantenere in equilibrio i propri bilanci. Speriamo che il governo Letta riprenda in mano il tema del federalismo fiscale, altrimenti tra IRAP, la nuova tassa sui rifiuti, l’IMU sui capannoni e le addizionali IRPEF i cittadini e le imprese si troveranno a pagare sempre di più senza avere un corrispondente aumento della qualità e della quantità dei servizi offerti» ha sottolineato il segretario Giuseppe Bortolussi.

Fallimenti e crisi

Il calo del reddito disponibile per le famiglie, che si stima di 98 miliardi rispetto a cinque anni fa, poterà con sé un ovvio calo dei consumi, stimato di 60 miliardi (-4 mila euro in media per ogni nucleo familiare) «che sommati ai danni già prodotti diventeranno 145», spiega Venturi,causando una inevitabile diminuzione del giro di affari per le imprese e costringendo molte realtà a chiudere le saracinesche. «Rispetto alla crisi profonda qualcosa si comincia a vedere c’è un allentamento, tenderemo a mano a mano a perdere di meno fino a tornare in territorio neutro e poi positivo. Ma è un percorso difficile e ci vorrà molto tempo per recuperare. Il 2103 non è l’anno della ripresa e non lo sarà nemmeno il 2014 perché non ci sarà una svolta dalla crescita economica ma un’uscita lenta e graduale dalla lunga crisi. Per questo la crisi politica fa paura, la politica deve smettere di guardare se stessa e guardi invece ai problemi delle famiglie e delle imprese», conclude Venturi.