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E-commerce: crolla il potere d’acquisto per l’Italia

di Noemi Ricci

13 Dicembre 2011 14:15

Secondo le stime basate sul T-index, indice statistico che stima le quote di mercato sulla Rete, l'Italia perderà nel 2015 il 43,4% del potere d'acquisto; per l'e-commerce meglio puntare sugli USA.

E-commerce: l’Italia è tra i Paesi con il minore potere d’acquisto e nel prossimo futuro la situazione è destinata a peggiorare. Secondo le proiezioni basate sul T-Index, infatti, è emerso che per il nostro Paese subirà un caldo pari al -43,4% del potere d’acquisto online entro il 2015.

Il T-Index

Il T-Index è un indice statistico elaborato dal language service provider Translated che mette insieme i dati sulla ricavando il tasso di penetrazione Internet di ogni Paese con il PIL pro capite, ricavando così una stima della quota di mercato sulla Rete.

Si tratta di una indicazione importante per le imprese che decidono di scommettere sull’e-commerce, perché fornisce loro una chiara indicazione di quali siano i mercati internazionali sui quali orientarsi per ottenere il miglior ritorno di investimento (ROI), ad esempio traducendo il proprio sito web in più lingue.

In questo modo le aziende possono raggiungere un maggior numero di potenziali clienti, puntando sugli Stati con un maggiore potere di acquisto e quindi garantendosi migliori possibilità di successo.

E-commerce: la proiezione 2015 delle 10 lingue più usate dai consumatori

I fattori da considerare nell’e-commerce

Ovviamente il potere di acquisto non è l’unico elemento da considerare per decidere dove localizzare la propria attività di e-commerce.

Altri fattori da considerare sono la domanda nel mercato di riferimento per il prodotto/servizio che si intende offrire; la sua compatibilità con esso; la concorrenza; notorietà, autorevolezze e reputazione che si possiede nel mercato specifico; le abitudini dei consumatori locali; le normative; i sistemi di pagamento e i costi di distribuzione.

Negli USA il maggiore potere d’acquisto

In ogni caso il T-Index rappresenta un’indicazione interessante e sembra suggerire alle aziende di tradurre i propri siti di e-commerce in inglese, per soddisfare le richieste dei clienti residenti negli Stati Uniti. Sono infatti i 245 milioni di utenti internet presenti su questo mercato, con un PIL medio pro capite di 57.627 dollari, a possedere attualmente il più alto potere d’acquisto (24,4%).

E-commerce: previsioni sulle quote di mercato nel 2015

Mercati emergenti

Anche se c’è una Cina emergente che se confermasse il trend avuto dal 2005 al 2009, con una quota di mercato nel 2011 dell’11,5% ed una previsione nel 2015 del 18,8% per una crescita del +63,4%, potrebbe arrivare a sorpassare gli USA facendoli scendere nel giro di 4 anni al 16,8%. È però doveroso sottolineare che la Cina negli ultimi due anni sembra aver subito un rallentamento in tal senso.

In risalita il potere di acquisto del Brasile con una variazione di ben il +43,3%, che gli garantirebbe la quarta posizione in questa speciale classifica legata all’e-commerce. Buoni risultati sono previsti anche per la Russia: +27,5% sul 2011, conquistando due posizioni (dall’ottavo al sesto posto). Tra i Paesi per i quali è prevista un’ascesa ci sono poi i mercati emergenti di India (+26,6%), Indonesia (+20,8%), Turchia e Polonia.

 

L’Italia perde potere d’acquisto (-43,4%)

L’Italia, un tempo nella top 10, a causa di una flessione del -43,4% , verrà scalzata nel 2015 dal Messico.

Tra i Paesi in calo figurano il Giappone (-25,7% nel 2015 rispetto al 2011), che però rimarrebbe anche nel prossimo futuro saldo al terzo posto come quota di mercato; la Germania (-16,3%); la Francia (2,9% per una posizione in meno); il Regno Unito, con un -27%  ed un passaggio dalla quinta all’ottava posizione; la Corea del sud, ferma al nono posto con un -12%; Taiwan (15,4%).

E-commerce: previsioni sul potere di acquisto nel 2015

Una contrazione della quota di mercato italiana giudicata «preoccupante e conseguenza della non-azione nell’ultimo decennio» dall’amministratore delegato di Translated e Memopal, Marco Trombetti.

«Abbiamo ancora una penetrazione internet molto bassa (49%) quindi con buone azioni di incentivazione e con investimenti in infrastrutture abbiamo il potenziale per recuperare, ma solo se ci muoviamo subito» ha concluso l’AD delle due aziende italiane tra le più rappresentative nello scenario della e-economy italiana.