Crisi del debito in Europa: patto di bilancio a 26 per salvare l’Euro

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Dicembre 2011
Aggiornato 12 Dicembre 2011 15:29

La Gran Bretagna dice no all'accordo raggiunto dai 17 partner dell'euro e altri 9 paesi Ue: regole di bilancio più severe, rafforzati fondi per la stabilizzazione finanziaria.

L’Unione Europea raggiunge un accordo sulle nuove regole di bilancio ma perde per strada la Gran Bretagna, che non aderisce a un’intesa che mette insieme i 17 paesi di Eurolandia e verso la quale dichiarano disponibilità altri nove paesi Ue, ovvero tutti tranne Londra: è il risultato del vertice europeo che si è concluso dopo una lunga notte trascorsa nel tentativo di convincere gli inglesi con un dibattito che, secondo quanto riferiscono le cronache, è stato particolarmente acceso fra Francia e Gran Bretagna.

Ed è proprio il presidente d’oltralpe, Nicolas Sarkozy, che alla fine annuncia: «non è stato possibile procedere a 27 e quindi abbiamo deciso di andare avanti con un accordo intergovernativo tra i 17 Paesi della zona euro aperto a chi vi vorrà partecipare».

In termini molto sintetici l’accordo raggiunto prevede misure per rafforzare il coordinamento delle politiche economiche europee, con un nuovo patto di bilancio. E lo sviluppo degli strumenti di stabilizzazione finanziaria (Esfs/Esm) per far fronte alle crisi del debito.

Per quanto riguarda il primo punto, l’Europa introduce regole più severe per i vincoli di bilancio: viene previsto uno sforamento massimo pari allo 0,5% del pil, con la possibilità di aggiustamenti in caso di cicli economici particolarmente sfavorevoli. Questa regola deve essere recepita dai singoli ordinamenti nazionali, «a livello costituzionale o equivalente». L’Italia, come è noto, ha già intrapreso il cammino per inserire il pareggio di bilancio in costituzione.

Quanto agli strumenti di stabilizzazione, sarà la BCE ad amministrare il Fondo Salva Stati. L’Esm, il nuovo meccanismo di stabilità (che si prevede entri in vigore entro il luglio 2012), avrà una dotazione di 500 miliardi di euro. Entro i prossimi giorni Eurolandia e gli altri paesi dovranno confermare la disponibilità ad aumentare di 200 miliardi di euro il proprio contributo al Fondo Monetario Internazionale.

Questi i punti fondamentali dell’accordo, che darà vita a un nuovo trattato da firmare «in marzo se non prima» ha detto il presidente Ue Herman van Rompuy. Secondo il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso l’impegno assicurato dall’Europa è «impressionante». Soddisfatto anche il presidente della Bce, Mario Draghi, secondo cui l’Europa è vicina «all’accordo per il patto fiscale, una buona base per una disciplina nella politica economica dei Paesi membri».

Ma a tenere banco, oltre allo sviluppo delle nuove regole, è il rifiuto della Gran Bretagna, con il premier David Cameron che pur definendosi interessato alla stabilità della zona euro e confermando che l’adesione all’Ue resta un interesse del paese resta contrario a un accordo che rischia di cambiare le regole sui servizi finanziari creando un problema alla City, ovvero all’industria finanziaria britannica, che vale circa il 10% del pil inglese.

Su tutto questo, il “giallo” di una mancata stretta di mano, in conclusione della maratona notturna, fra Cameron e Sarkozy (con quest’ultimo che avrebbe fatto finto di non vedere la mano che il premier inglese gli porgeva).

Infine i mercati, che hanno reagito bene all’accordo avviandosi a concludere la giornata con segni positivi.