Rapporto PMI Mezzogiorno 2017

di Noemi Ricci

29 Marzo 2017 10:00

III Rapporto PMI Mezzogiorno 2017, la fotografia delle imprese di capitali del Sud alla fine del 2016: la sfida è accelerare la ripartenza.

Presentato il III Rapporto PMI Mezzogiorno 2017, curato da Cerved e Confinduistria, con la collaborazione di SRM–Studi e Ricerche per il Mezzogiorno che evidenzia come la formula giusta per far ripartire il Sud sia quella di puntare su credito, investimenti e innovazione. Un Sud che si conferma in ripresa, anche le previsioni per i prossimi anni sono positive. La ripartenza interessa, le PMI di tutte le regioni meridionali, seppur con livelli di intensità differenziati che vedono in testa Basilicata e Campania, che presentano incrementi di fatturato superiori alla media del Mezzogiorno e a quella nazionale.

=> Notizie per le imprese del Mezzogiorno

Il sistema di PMI del Mezzogiorno

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PMI Mezzogiorno in ripresa

Per le circa 25mila imprese di capitali che rispettano i requisiti europei di PMI (10-250 dipendenti e fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro) e che sono rimaste sul mercato dopo la crisi:

  • crescono redditività, fatturato (+3,9% tra il 2014 e il 2015, dato oltre la media nazionale), valore aggiunto (+4,9%, oltre i livelli pre-crisi) delle PMI meridionali, grazie a più investimenti (7,4% in rapporto alle immobilizzazioni, contro il 5,1% dell’anno precedente e oltre il 7,2% del 2009) e debito più sostenibile;
  • crescono le imprese innovative con più di 3mila società che producono innovazione, in molti casi non iscritte ai registri ufficiali ma dando lavoro ad oltre 23mila addetti e producendo ricavi per 3miliardi di euro;
  • diminuiscono le chiusure (nel 2015 -20,7% rispetto all’anno precedente);
  • migliora la fiducia nelle prospettive dell’economia meridionale.

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La selezione della crisi ha reso le imprese “sopravvissute” più forti, poiché ad uscire dal mercato sono state le imprese con un grado di rischio economico finanziario elevato già nel 2007, tanto che oggi la presenza di imprese con un bilancio classificato come rischioso si è ridotta dal 27,5% al 20,4%. Il problema è che il numero delle imprese rimaste sul mercato resta ridotto, la loro struttura debole e le imprese nuove nate non hanno dimensioni tali da sostituire la capacità produttiva andata distrutta con la crisi. Secondo il Rapporto solo nei primi 6 mesi dell’anno sono nate al Sud 18mila nuove imprese di capitali, ma in gran parte si è trattato di piccolissime imprese, con meno di 5mila euro di capitale versato.
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=> Decreto Mezzogiorno, più credito al Sud

Dal punto di vista della rischiosità del sistema produttivo meridionale, questa risulta in miglioramento ma è ancora maggiore rispetto alla media nazionale: la quota di imprese del Sud in area di solvibilità è infatti più bassa del 6,5%, mentre per quelle in area di rischio la percentuale è più alta del 2,2%. Resta elevato, in particolare, il rischio di default per le PMI meridionali che dipendono fortemente dal credito bancario.

Anche la crescita risulta ancora troppo lenta per tornare ai valori pre-crisi (i margini lordi delle PMI meridionali rimangono del 33% più bassi di quelli del 2007) e con una distanza superiore a quella che si registra a livello nazionale: la ripresa deve essere sostenuta per dare un’accelerazione al Sud.

Il Rapporto si chiude con la considerazione che credito, investimenti e innovazione sono le 3 parole chiave per accelerare la ripresa del Sud e consolidare questo scenario in crescita, ma soprattutto per irrobustire un tessuto imprenditoriale vitale ma ancora troppo frammentato.

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Guido Romano, Responsabile Ufficio Studi di Cerved, commenta così i risultati del Rapporto:

“Investimenti e innovazione dovranno essere le parole chiave per sostenere la crescita dei prossimi anni, anche al Sud Italia. Già oggi assistiamo a timidi ma significativi segnali di ripresa, ancora pochi se paragonati col resto del Paese, che vengono proprio dal mondo dell’innovazione e dell’industria. Nonostante le imprese innovative nel meridione siano ancora poche rispetto al resto d’Italia, si posizionano in settori dalle grandi potenzialità come il biotech, il software e l’Internet of Things e si candidano, a tutti gli effetti, ad essere un sostegno rilevante per la crescita del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno”.

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